Il creatore delle "Macchine della Morte"

Un filo che parte dalla "Bus Bomb Letter" di Zodiac, passa da Milano,Brescia,Bologna, da Una Bomber, e porta fino alle stragi di mafia dei primi anni '90

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    DUBITO ERGO SUM

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    Il collegamento tra l’estrema destra e il football americano è molto semplice: il talentuoso giocatore Nanni De Angelis faceva anche politica attiva ed era amico e vecchio compagno di sport di Ciavardini e Fioravanti. Amicizie che gli costeranno caro: dopo la bomba del 2 Agosto, nonostante in quel momento fosse in campo con la sua squadra sotto le telecamere Rai, Nanni si darà alla latitanza per evitare il carcere. Viene arrestato il 5 ottobre 1980 con Ciavardini e sospettato di aver ucciso un agente (in realtà era stato Ciavardini). Picchiato selvaggiamente e buttato in cella, Nanni sarà ritrovato impiccato la mattina, con il terribile sospetto che l’impiccagione sia stata simulata per nascondere il fatto che fosse morto per le percosse degli agenti. Aveva 22 anni.
    Il collegamento tra politica e football (ai ragazzi di destra piacevano gli sport americani) l’ho trovato un po’ forzato, in compenso la storia di Nanni De Angelis è molto bella e interessante. Grazie Antonio Peri.
     
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    Adesso, piano piano, tutti si allineano alla tesi deducibile dalle nostre scoperte. Da Report a Cremaschi.

    28 maggio, Strage di Brescia: il silenzio omertoso sulla NATO

    La strage di Piazza della Loggia a Brescia, 28 maggio 1974, oltre che fascista per la manovalanza, di stato per le complicità e le coperture, fu anche NATO per i mandanti di terzo livello.


    Tutta la faticosissima ricerca della verità, tra insabbiamenti e depistaggi che per decenni hanno tentato di nasconderla, alla fine porta a servizi segreti e a comandi militari NATO, in questo caso il comando di Verona.

    Per decenni gli USA, da soli prima e con la NATO poi, hanno condotto in Italia ed in alcuni paesi di Europa una guerra a bassa intensità contro le sinistre e tutto ciò che era considerato vicino al nemico sovietico.

    Il Portogallo con un regime fascista fino al 1974 e la Spagna con lo stesso regime fino al 1978, erano colonne portanti della guerra della NATO al comunismo, e non lo facevano gratis. Una vera e propria internazionale nera eversiva era alimentata da questi stati e dalle strutture di supporto e collegamento dell’Alleanza Atlantica. Il golpe che nel 1967 instaurò in Grecia la feroce dittatura dei collonnelli fu realizzato grazie al sostegno operativo della NATO e del fascismo europeo, da essa finanziato e anche militarmente istruito.

    In Italia gli USA prima e la NATO poi non solo hanno sempre fatto pieno uso delle forze eversive fasciste, ma anche della mafia. La prima delle lunga serie delle stragi politiche che hanno insanguinato il paese, quella del 1 maggio 1947 a Portella della Ginestra in Sicilia, fu compiuta contro lavoratori inermi dalla banda di Salvatore Giuliano, che però era stato coperto ed aiutato, prima di essere scaricato e ucciso, da servizi segreti italiani e stutunitensi. Tutta la lunga trama di sangue che percorre la storia italiana del dopoguerra vede comparire sempre tre livelli, quello della manovalanza fascista o mafiosa, quello di settori dello stato, quello della NATO.

    La strage di Piazza Fontana, quella di Brescia, quella di Bologna, l’assassinio di Falcone e Borsellino, hanno un brodo di coltura e forse ben altre cose in comune.

    Quando fu scoperta la P2 del fascista di Salò Licio Gelli, si scoperchiò solo una piccola parte del verminaio politico ed istituzionale coinvolto con il mandante del massacro alla stazione di Bologna del 1980. E poi bisogna ricordare quell’altro strumento clandestino delle operazioni speciali NATO in Italia: l’organizzazione Gladio.

    A differenza dei giornalisti di Repubblica che esprimono stupore, noi non siamo per niente sorpresi che le indagini sulla Strage di Brescia alla fine abbiano portato negli uffici della NATO.

    La NATO in Italia e in Europa non è stata uno strumento di libertà, ma di condizionamento, inquinamento, compromissione della democrazia. Partendo dalla nostra storia proprio noi dovremmo dire a finlandesi e svedesi: attenti a ciò che vi portate in casa.
    Il 28 maggio 1974 a Brescia una bomba colpiva una manifestazione sindacale antifascista uccidendo otto compagne e compagni e ferendone gravemente più di cento. Ricordare significa non dimenticare che la strage fu fascista, di stato e della NATO.


    https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-2...ato/6121_46427/
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    Minuto -38'' "Licio Gelli aveva coperture internazionali, lo testimonia il generale Notarnicola che fu al sismi dal 78 all'83, comandante della prima divisione, quella che si occupava di controspionaggio e terrorismo, e accusò i vertici del servizio di aver costruito i depistaggi della strage.

    Il generale, morto poco dopo l'intervista, descrive il contesto della bomba di Bologna.

    Pasquale Notarnicola: "se lei ricorda subito dopo a seconda guerra mondiale emersero due potenze egemoni che erano l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti.
    La prima strategia a cui hanno pensato gli Stati Uniti, visto l'imperialismo dominante dell'Unione Sovietica, fu quello di fare colpi di stato.
    Fu così che i servizi statunitensi utilizzarono nel mondo, soprattutto in Sud America ma anche in Europa, i colpi di stato.
    Ma questi colpi di stato non furono producenti come loro speravano e spesso furono controproducenti, come in Grecia. Invece di compattare e di far diminuire la grande presenza comunista che c'era in Europa, la aumentavano.
    E allora, qualcuno, ha pensato una strategia nuova. Ma questa nuova strategia è una strategia criminale.
    Questa strategia fu teorizzata dal generale americano Westmoreland, capo delle forze aeronautiche americane. Una delle copie di questa "direttiva" del generale venne ritrovata nella borsa della figlia di Gelli, Maria Grazia Gelli.
    Moreland aveva pensato: non è producente il colpo di stato ma bisogna cambiare i governi affidabili o non affidabili dall'interno con una sostituzione, per modo di dire, dolce.
    E questa sostituzione all'interno prevedeva atti clamorosi, come le stragi.
    Ecco perché i servizi proteggevano i NAR, non solo i NAR ma in particolare i NAR."

    Giornalista: lei pensa che il tramite tra questa strategia statunitense, quella del documento Westmoreland, e colo che hanno eseguito materialmente la strage, il tramite, fosse...

    Notarnicola: "la P2"


    Poi il servizio comincia a parlare, incomprensibilmente, apparentemente, della Villa Palagonia, un edificio settecentesco di Bagheria, chiamata la Villa dei Mostri.

    Voice over: "lungo la villa musicisti caprini corpi deformi, mori, turchi, gobbi, storpi, chimere e nani barbuti. Pulcinelli, dei e dee, cavallo con mani umane ed un uomo con la testa equina, draghi e serpenti, cori di scimmie musicanti, un atlante che legge un otre, anziché una sfera celeste.
    Fu il principe di Palagonia a volerla così e Goethe, che la visitò nel 1787 contò di sedie piegate con piedi a diverse altezze, in modo che nessuno potesse sedervi e di spine nascoste sotto i cuscini di velluto.


    Sbobino questo testo per capire dove vuole arrivare il giornalista. Ricordo a chi legge che Report ha subito una perquisizione poche ore dopo l'andata in onda di questo servizio. Ascoltiamo:

    A Bagheria si credeva che le statue avessero un potere malefico, e che il principe fosse pazzo, frenetico, delirante, e perfino un po' deforme.
    O, forse, un emerito burlone, uno a cui piaceva beffarsi del prossimo e della CASTA a cui apparteneva.

    A trent'anni dalle stragi di mafia, la retorica delle commemorazioni ha deformato la storia.
    CI ha resi incapaci di ricordare, siamo circondati da "i mostri" che vollero quelle stragi e CONVIVIAMO CON UNA POSSENTE MANIPOLAZIONE DELLA REALTA'.

    Forse per questo villa Palagonia è così moderna, perché rappresentava una critica dei potenti. Eccoli là, i MOSTRI.

    https://www.raiplay.it/video/2022/05/Repor...050f64649c.html

    A seguire il servizio spiega anche come si è proceduto all'insabbiamento, come si è effettuata la contropropaganda delle PsyOp.

    <i>Verità deformate.. dalle ceneri della strage della strage di Bologna emerse dopo 40 anni quel filo che lega la P2 ai servizi segreti alla destra eversiva a cosa nostra e anche all''ndrangheta.
    Entità che quando vedono minacciato lo status quo che gli ha garantito il potere, gli affari e anche l'impunità reagiscono come fossero un corpo unico.


    E qui veniamo a Falcone e Borsellino.
    Ma anche a Delle Chiaie e i documenti rinvenuti in Sud America. Quelle carte "fanno pensare ad un vero e proprio piano di disinformazione, per scagionare l'estrema destra dalla paternità delle stragi."

    Si ricorda la fatica che gli scriventi hanno compiuto, ormai anni fa, nel proporre le stesse tesi comprovate da elementi granitici, come l'archiviazione di Piazza Fontana, l'evidente insabbiamento, la baseball research che e ha conseguito del grande Jim, etcetra etcetra.

    Quando ho inserito l'omicidio di Falcone e Borsellino nella stessa Matrice che portava alle stragi con bombe o pistola e coltello mi sono preso del pazzo da molti.
    Ma non importa. Prima o poi la verità viene sempre a galla come la merda.
    Intanto il castello di realtà apparente delle PsyOp sta raggiungendo il suo massimo splendore, non so quanto comprendere il passato possa aiutare l'orientamento nel presente.

    Comunque, giusto per tornare a Joe, altrimenti qualche Mostrologo vittima dei collegamenti scritti, perché quelli dettati dalla deduzione sono soggettivi, e ahimè la stragrande maggioranza degli appassionati al caso ancora si starà chiedendo "si ma che c'entra con il mostro?", vediamo al volo il curriculum, di Westmoreland e Bevilacqua.
    https://it.wikipedia.org/wiki/William_Westmoreland

    Come era ovvio erano entrambi in Vietnam nella stessa divisione.
    :ph34r:


    Questa è la differenza tra chi ha una teoria basata su ipotesi e chi ha una tesi basata sugli elementi inconfutabili.
    Chi ha ipotesi deve piegare la realtà per dimostrarle, omettendo dati o escludendo elementi.
    Chi ha la verità di una tesi comprovata potrà solo trovare conferme fattuali dalla storia. E infatti.

    Schermata_2022-05-29_alle_10_0

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    In questi giorni e' tornato in auge il caso di Unabomber italiano con la richiesta di apertura delle indagini:
    https://www.udinetoday.it/cronaca/indagini...-inesploso.html

    Con l'occasione linko una vecchia cronologia con mappa degli attentati che aiuta a mettere ordine sugli eventi:
    www.marcopingitore.it/unabomber/unabomber.htm
     
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    Dopo anni mi reso conto che la questione è del tutto concettuale. Ci sono persone che conoscono i limiti della sovranità e altri che credono che non ve ne siano per ignoranza o indottrinamento.
    Basterebbe questa brevissima spiegazione per far capire il tutto a qualunque persona non del tutto ipnotizzata.

    Mettiamo che si scopra l'identità del criminale che metteva bombe in banche, treni e stazioni, e nondimeno sparava a giovani ragazzi innamorati sulle piazzole delle colline fiorentine, in seguito a ben due sue confessioni, riguardo ambedue i filoni di stragi.
    Possiamo processarlo?

    Dipende. Bisognerebbe prima sapere
    -quali sono i limiti della sovranità di uno stato. (img. 1)
    -che il soggetto era sicuramente ed effettivamente un diplomatico in forza all'ambasciata e ha riferito di far parte di un servizio di intelligence comparabile alla CIA. (img.2)
    -che è assolutamente pacifico che su questi ruoli si metta quindi il segreto di stato, non si desecreti (img.3)
    -e quindi si preferirà screditare qualunque testimone pur di non dover ammettere di aver attribuito l'identità del criminale oltre ogni ragionevole dubbio. (img.4. 5. 6.)

    Ref:
    1- Sovranità www.treccani.it/enciclopedia/sovranita
    2-Archiviazione Piazza Fontana https://stragedistato.files.wordpress.com/...iarelli-txt.pdf
    3-Mancata desecretazione Piazza Fontana https://www.repubblica.it/cronaca/2014/11/...niti-100888397/
    4- Vd. Archiviazione P.F.
    5.6.- https://debunkingjoediac.wordpress.com/201...di-firenze-ita/

    1-sovranita

    2-archiv

    3-mancata_des

    4-_virgie_edipo_

    5-sbufalamento_amicone

    6-segue_sbufalamento

    ma d'altronde, ormai, la prova che il processo di indottrinamento orwelliano con tanto di bispensiero e contestuale cancellazione o cambiamento del passato a comando l'abbiamo già verificata https://www.open.online/2022/10/15/covid-1...nformazione-fc/
    o no?

    chi non lo capisce è bene che faccia il vaccino per il covid che non protegge dall'infezione come sempre abbiamo saputo anche se ai bambini il covid rimbalza.
    dispiace per quelle anime innocenti ma evidentemente hanno proprio sbagliato a scegliersi i genitori.
    La macchina di morte è sempre pi sofisticata ma la matrice è sempre la stessa.

    Schermata_2022-10-23_alle_11
     
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    Siccome si parla di commissioni parlamentari sia per la strategia di terrorismo epidemico che per le implicazioni delle dichiarazioni di Izzo, vale forse la pena ricordare che il fatto che la strategia della tensione fosse opera della CIA non l’ho scoperto io nel 2018 studiando l’archiviazione di piazza Fontana in cui veniva addirittura fuori il nome del responsabile, quello che ha confessato anche i delitti del mostro: Joe.

    Ma lo disse già nel 1997 Paolo Emilio Taviani in una commissione di inchiesta, quella per il terrorismo e la mancata attribuzione dei responsabili.
    Anche Taviani, come 12 anni più tardi Virgillito, e come in qualche modo anche il sottoscritto 20 anni dopo, venne messe sotto silenzio, nel suo caso grazie all’opposizione del segreto di stato, non potendo insabbiare dichiarazioni ufficiali registrate e trascritte.

    Funziona così:
    - le stragi si compiono o si fanno organizzare da uomini fidati (Joe)
    -si depistano i processi (Catanzaro, con condanna definitiva)
    -se viene comunque fuori la verità si insabbiano le prove (Virgillito)
    -se chi parla è fonte autorevole in contesto istituzionale e non può essere screditato con la macchina del fango (Amicone) o accuse psicologiche (Virgillito ma anche molti altri, dagli attentatori dei treni ad alcune mogli di farmacisti e contadini)
    allora semplicemente si metterà un bell’omissis grazie alla vile istituzione del segreto di stato.
    (Taviani in commissione Stragi del parlamento della Repubblica)
    Per una trentina d’anni.

    -infine lo si toglie l’omissis, ma poi dopo non fa più alcun rumore, perché nel frattempo le stragi hanno assunto un’idea diversa nella mente delle persone.
    Si sono radicate, per cui le bombe le mettevano i fascisti, analfabeti o appena maggiorenni (Brescia e Bologna) e sulle piazzole sparavano dei pervertiti.

    Che questi pervertiti fossero contadini o massoni è piuttosto irrilevante, purché si tenga la consapevolezza popolare lontana dall’evidenza che invece erano -più semplicemente- altre operazioni di Terrorismo di Stato.

    Il fatto che sempre gli stessi uomini (Joe &co.) fossero coinvolti e altri uomini di stato li abbiano coperti (Spataro e poi la procura Fiorentina) ne è la prova, ancor prima della stessa prova della loro responsabilità.

    Anche loro erano null’altro che meri esecutori, non certo i progettisti e mandanti, i quali sono destinati ormai a restare indeterminati.
     
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    Vorrei riportare link di un documento e suo estratto facente parte dei resoconti stenografici della Commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie e sulle altre associazioni della XVII legislatura.
    Lo ritengo importante sull’”affaire dei telecomandi e sulle schede Telcoma” su cui ho svolto in questi anni diverse ricerche, ed è tra i documenti che ho inviato alla redazione di Atlantide:

    http://documenti.camera.it/leg17/resoconti...izione.0234.pdf

    Riporto in particolare un frammento dell’estratto dell’audizione del magistrato Gianfranco Donadio:

    “Sempre, in tema di tecnologie, esaminando le questioni delle stragi, incorriamo in un'altra vicenda che ci fa a lungo riflettere: la tecnologia adoperata per la soppressione di Paolo Borsellino e di tutti i componenti della sua scorta. Tutti tranne un autista che riesce a salvarsi miracolosamente, perché era impegnato nella manovra, ma che, se fosse disceso solo un attimo, avrebbe perso la vita anch'egli.
      Quella tecnologia è una tecnologia che fa enormemente riflettere, perché siamo molto lontani dal telecomando che si assume messo in campo a Capaci dove, peraltro (anche questo è notissimo e lo ripeto solo a me stesso, per un'uniformità espositiva), fino a un dato momento è presente e agisce con alacrità un signore che si chiama Pietro Rampulla.
      Rampulla proviene dalle fila di Ordine Nuovo e ha compiuto molte gesta nella vita, prima di diventare mafioso. Poi, per un permesso ad assentarsi «per motivi di famiglia» che ottiene, molto stranamente devo dire, proprio in quelle circostanze, a Capaci gli subentra un Giovanni Brusca, che sembra molto meno esperto e meno provveduto in cose dinamitarde. Ma a Capaci, secondo la versione «ufficiale», si realizzò una situazione elementare dal punto di vista delle tecnologie, tanto elementare da far a lungo riflettere per i rischi di fallimento che comportava.
      Per Capaci la prima formidabile intuizione fu di Luca Tescaroli, che cominciò a considerare la prospettiva del rafforzamento della carica, sulla quale, ovviamente, ritornerò, perché è un tema ineludibile. Mi piace citare il collega che ha studiato e Pag. 7sviluppato questa prospettiva, un magistrato attentissimo che, sebbene molto giovane, seguì quell'indagine con passione, con grande rigore e con grande forza intellettuale.
      Abbiamo poi lo scenario di Via D'Amelio che, come vi accennavo un minuto fa, rende estremamente più complesso il tema degli strumenti adoperati per agire. Il telecomando Telcoma THC che entra in campo nella strage di Via D'Amelio rappresenta qualche cosa di assolutamente inusitato. È un sistema codificato che funziona a varie decine di chilometri di distanza e supera qualsiasi rischio di interferenza. È tutto un altro mondo rispetto ai prodotti artigianali e comporta saperi e attitudini criminali inusitati per cosa nostra.
      Devo dire che i colleghi che all'epoca furono applicati ai processi nisseni, in particolare il collega Petralia, si occuparono della vicenda di questo telecomando: ricordo che furono sviluppate indagini approfondite. Sto parlando di fatti che non richiedono profili di particolare cautela, perché, per una ragione o per un'altra, hanno assunto un determinato grado di pubblicità.
      Vi racconterò come si scopre l'esistenza di questa tecnologia, perché la deflagrazione in Via D'Amelio fu enorme e distrusse tutto. Anche, ovviamente, il sistema di innesco. Vi parlo di questa vicenda, perché subentra un frammento dichiarativo, il primo lampo che apre, dischiude e illumina una prospettiva «esterna» a cosa nostra.
      Gioacchino La Barbera parla con dovizia di particolari della consegna di questi telecomandi particolarissimi e descrive il luogo ove la traditio avvenne, una località prossima a un'area industriale catanese. E indica esattamente anche i particolari di questo passaggio.
      I telecomandi Telcoma non rappresentano nulla di compatibile per la nostra esperienza comune. Sono degli involucri metallici che nemmeno somigliano a un telecomando di uso corrente. Sono sistemi estremamente complessi, con ricevitori e trasmettitori che occupano lo spazio che occupa la confezione che contiene, per esempio, delle scarpe. Insieme superano i 30 centimetri.
      La descrizione che fece Gioacchino La Barbera di quell'incontro e di quel passaggio fu caratterizzata da alcuni elementi particolarissimi. Gioacchino La Barbera era un esperto di fuoristrada. Ciò che lo colpì in quell'appuntamento fu proprio l'arrivo di un veicolo fuoristrada, un modello particolare e recente, che lui osservò con tale attenzione da poter riferire tanti elementi precisi e circostanziati tali da consentire poi un percorso di individuazione dei titolari, due personaggi che saranno raggiunti da un atto di impulso della Procura nazionale antimafia spedito dal procuratore Vigna. Due personaggi segnalati alla procura di Caltanissetta e soprattutto a quella di Catania. Ma quelle indagini preliminari, però, non hanno avuto un esito a Caltanissetta. Tuttavia hanno consentito di scoprire, in una sorta di sistema di relazioni nascoste, altre realtà.
      Innanzitutto i personaggi che portarono quella tecnologia così particolare, una volta identificati, furono oggetto di indagini. Le prime indagini riguardarono il loro quadro relazionale e i contatti che avevano stabilito. La loro difesa fu molto efficace. I protagonisti di questa storia erano due fratelli di Mascalucia – si chiamano Di Stefano – e nella vita facevano varie cose. Per esempio, signora presidente, avevano anche una società che si occupava di intercettazioni telefoniche, che lavorava per la procura di Caltanissetta e per quella di Catania. Ovviamente, è una cosa che lascia molto, ma molto perplessi. Avevano anche altre attività commerciali, tra cui un accorsato ristorante. Quando vennero attenzionati furono acquisiti dati dei contatti telefonici. Purtroppo, quando siamo andati a cercare quei tabulati, non li abbiamo più trovati.
      Vi racconto la storia della scomparsa di questi atti perché molte volte in questo lavoro di ricomposizione, arrivati a un punto strategico, abbiamo dovuto constatare che vi erano dei «pezzi mancanti». Questa storia dei pezzi mancanti induce a ritenere urgente il salvataggio – mi sia consentita una raccomandazione – di questo sapere, Pag. 8perché il tempo che passa aumenta il rischio di dispersione volontaria o involontaria.
      È successa la stessa cosa quando abbiamo dovuto riesaminare il profilo di Gaetano Scotto, che è un personaggio tanto importante da poter essere oggi considerato uno dei possibili eredi di Salvatore Riina. Anche in quel caso altri «pezzi mancanti»: carte mancanti dagli archivi della Polizia.
      Torniamo ai micidiali telecomandi di Via D'Amelio. Il tema centrale dell'indagine degli anni Novanta fu quello dell'origine di questa tecnologia: un ufficiale di Polizia giudiziaria delineò la mappa della rete di commercializzazione Telcoma.
      Prima, però, di parlarvi di questa mappa, che fornisce importanti indicazioni, a mio avviso, vi devo dire che del micidiale telecomando Telcoma non vi era traccia nella strada colpita dalla deflagrazione. Di questo apparecchio, dopo l'esplosione, in via D'Amelio non vi era più una traccia sensibile. L'esplosivo adoperato a Via D'Amelio era Semtex, una sessantina di chili adeguatamente stipati in una macchina che non era stata rubata da Scarantino, ma da un'altra persona, da Spatuzza. Su quel furto qui c'è l'esito importantissimo dei colloqui investigativi condotti dal procuratore Grasso. Un risultato straordinario, perché consentì di portare il profilo dichiarativo di Spatuzza a un livello tale da poter redigere un atto d'impulso che ha spazzato via la grande montatura Scarantino.
      Ho parlato di questa tecnologia distruttiva e di quest'onda distruttiva immane – non è mai capitata una cosa del genere, fortunatamente, e auguriamoci che non succeda mai più – che non lasciò tracce. Rimase indenne solo un piccolo frammento di un circuito elettronico. Quel piccolo frammento determinò un lungo esercizio. La Polizia italiana non riuscì a comprendere che cosa fosse. Ci provarono gli americani, con un database molto sofisticato, ma senza risultati.
      Venni a sapere che Arnaldo La Barbera aveva ottenuto migliori risultati dopo aver colloquiato di questa problematica con ambienti del SISMI, con tecnici del servizio militare.
      La rete di commercializzazione dei telecomandi Telcoma, che sono prodotti in alta Italia, dalle parti di Treviso, se non vado errato, ci condusse a un'ulteriore inquietante scoperta. Un signore che aveva un negozio di elettronica a Roma – se non sbaglio, si chiama Tomasino – un italo-americano, aveva una concessione nella distribuzione di questo prodotto. Questo signor Tomasino non è estraneo alla storia dei grandi eventi del nostro Paese, perché un personaggio, di recente deceduto, il terrorista Friedrich Shaudinn, condannato a venticinque anni per la strage del Rapido 904, si era rifornito di componenti elettroniche proprio presso questo negozio romano.
      Si apre, signora presidente, attraverso questa narrazione un altro capitolo. Noi scopriamo, rileggendo le carte del processo per la strage del Rapido 904, che Tomasino aveva dichiarato di non aver mai visto il signor Schaudinn, il quale peraltro è un altro personaggio dalla fisionomia indimenticabile. Viceversa, gli impiegati di Antony Tomasino avevano riconosciuto Schaudinn che, vale la pena di ricordare, è stato condannato quale coautore materiale della strage. Dimenticato dalla giustizia italiana, ripescato dalla DNA e infine arrestato in Germania e condannato nuovamente, Schaudinn rimane in carcere. “

    Devo dire che mi ha colpito molto la figura di questo italoamericano Antony Tomasino, coinvolto anche nella strage del rapido 904, che pare fosse il principale rivenditore dei telecomandi e schede Telcoma, attraverso questo negozio di elettronica sito in Roma. Cosa ben nota al Sismi.
    Trovo interessante leggendo anche il resto, il riferimento alla Falange Armata ed alla settima divisione del SISMI, di cui ho parlato diverse volte.

    Edited by JimMorrison84 - 20/1/2023, 00:15
     
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