Sneak JB Fellowship

Votes taken by dedobiker

  1. .
    Post Scriptum.
    Intendiamoci, per me il fatto che Izzo parli di Rosa Rossa et similia è un raffinatissimo depistaggio.
    Così come si tirò in ballo Pacciani prima e Alpha e Omega dopo, un cerchio ma non certo il cerchio rilevante, un giorno si dirà che fu una setta di massoni e quindi si come tutte le massonerie avranno avuto dei legami con americani e inglesi.
    Balle.
    Era una strategia psicologica voluta e diretta dal potere, che in questo paese non è mai stato russo, o coreano, ma alle dipendenze degli States, ed eseguito da Joe ma grazie al supporto probabilmente anche logistico operativo delle FFOO.
    L'importante è che non si capisca mai questo, poi possono anche far dire a Izzo di Rosa Rossa etc, perché la verità continuerà a sfuggire ai più.
    Come a Provaforense
  2. .
    Siccome si parla di commissioni parlamentari sia per la strategia di terrorismo epidemico che per le implicazioni delle dichiarazioni di Izzo, vale forse la pena ricordare che il fatto che la strategia della tensione fosse opera della CIA non l’ho scoperto io nel 2018 studiando l’archiviazione di piazza Fontana in cui veniva addirittura fuori il nome del responsabile, quello che ha confessato anche i delitti del mostro: Joe.

    Ma lo disse già nel 1997 Paolo Emilio Taviani in una commissione di inchiesta, quella per il terrorismo e la mancata attribuzione dei responsabili.
    Anche Taviani, come 12 anni più tardi Virgillito, e come in qualche modo anche il sottoscritto 20 anni dopo, venne messe sotto silenzio, nel suo caso grazie all’opposizione del segreto di stato, non potendo insabbiare dichiarazioni ufficiali registrate e trascritte.

    Funziona così:
    - le stragi si compiono o si fanno organizzare da uomini fidati (Joe)
    -si depistano i processi (Catanzaro, con condanna definitiva)
    -se viene comunque fuori la verità si insabbiano le prove (Virgillito)
    -se chi parla è fonte autorevole in contesto istituzionale e non può essere screditato con la macchina del fango (Amicone) o accuse psicologiche (Virgillito ma anche molti altri, dagli attentatori dei treni ad alcune mogli di farmacisti e contadini)
    allora semplicemente si metterà un bell’omissis grazie alla vile istituzione del segreto di stato.
    (Taviani in commissione Stragi del parlamento della Repubblica)
    Per una trentina d’anni.

    -infine lo si toglie l’omissis, ma poi dopo non fa più alcun rumore, perché nel frattempo le stragi hanno assunto un’idea diversa nella mente delle persone.
    Si sono radicate, per cui le bombe le mettevano i fascisti, analfabeti o appena maggiorenni (Brescia e Bologna) e sulle piazzole sparavano dei pervertiti.

    Che questi pervertiti fossero contadini o massoni è piuttosto irrilevante, purché si tenga la consapevolezza popolare lontana dall’evidenza che invece erano -più semplicemente- altre operazioni di Terrorismo di Stato.

    Il fatto che sempre gli stessi uomini (Joe &co.) fossero coinvolti e altri uomini di stato li abbiano coperti (Spataro e poi la procura Fiorentina) ne è la prova, ancor prima della stessa prova della loro responsabilità.

    Anche loro erano null’altro che meri esecutori, non certo i progettisti e mandanti, i quali sono destinati ormai a restare indeterminati.
  3. .
    Sono in contatto con Fracassi. Lo guarderò attentamente.

    Vorrei consigliare a tutti coloro che vogliono effettivamente comprendere cosa siano le PsyOp e come opera la psicologia sociale in mano ai nostri ipnotizzatori il testo PSICOLOGIA DELLE FOLLE, di Gustave Le Bon 1895

    Ne ho qui estratto alcune parti permettendomi alcune note definite da parentesi tonde e NDR

    Parte I

    L'epoca attuale costituisce uno dei momenti critici in cui il pensiero umano è in via di trasformazione.Due fattori fondamentali sono alla base di questa trasformazione. Il primo è la distruzione delle credenze religiose, politiche e sociali da cui derivano tutti gli elementi della nostra civiltà. Il secondo, la creazione di condizioni d'esistenza e di pensiero interamente nuovi creati dalle moderne esigenze delle scienze e dell'industria.Le idee del passato, benchè scosse, essendo ancora potentissime, e quelle che dovranno sostituirle non essendo che in via di trasformazione, l'età moderna rappresenta un periodo di transizione e d'anarchia. Da un tal periodo, necessariamente un po' caotico, non è facile dire per ora ciò che un giorno potrà scaturire. Su quali idee fondamentali si edificheranno le società che seguiranno alla nostra ? Lo ignoriamo ancora. Ma, fin da ora, si può prevedere che, nella loro organizzazione, esse avranno a che fare con una nuova potenza, ultima sovrana dell'età moderna: la potenza delle folle. Sulle rovine di molte idee, già tenute per vere e oggi morte, sulle rovine di molti poteri, via via spezzati dalle rivoluzioni, questa forza è l'unica che si sia innalzata, e par voglia assorbire ben presto le altre. Mentre le nostre antiche credenze vacillano e scompaiono, e le vecchie colonne a mano a mano sprofondano, l'azione delle folle è l'unica forza non minacciata e il cui prestigio ogni giorno si accresce. L'epoca in cui entriamo, sarà veramente l' Era delle folle.
    (...)
    La scienza non é incorsa in nessuna bancarotta e nulla teme dall'attuale anarchia degli spiriti né dalla nuova potenza la quale, in mezzo a questa anarchia, si accresce. Essa ci ha promesso la verità, o almeno la conoscenza delle relazioni accessibili alla nostra intelligenza; non ci ha mai promesso né la pace, né la tranquillità. Sovranamente indifferente ai nostri sentimenti, non ode le nostre suppliche e nulla varrebbe a far rivivere le illusioni che essa ha fatto dileguare.Sintomi universali mostrano in tutte le nazioni il rapido accrescersi della potenza delle folle. Qualunque cosa ci apporti, dobbiamo subirla. Le recriminazioni non sarebbero che vane parole. L'avvento delle folle segnerà forse una delle ultime tappe delle civiltà occidentali, un ritorno verso quei periodi di incerta anarchia che preludono al sorgere delle nuove società. Ma come impedirlo?
    (...) La storia insegna che nel momento in cui le forze morali, impalcatura di una società, hanno perduto la loro efficacia, la finale dissoluzione é effettuata da quelle moltitudini incoscienti e brutali giustamente qualificate barbariche. Le civiltà sono state, fin qui, create e guidate da una piccola aristocrazia intellettuale, mai dalle folle. Queste non hanno che la forza di distruggere. La loro dominazione rappresenta sempre una fase di disordine. Una civiltà implica regole fisse, disciplina, passaggio dall'istintivo al razionale, previdenza dell'avvenire, un grado elevato di cultura, condizioni totalmente inaccessibili alle folle abbandonate a se stesse. Per la loro potenza unicamente distruttiva, esse operano come quei microbi che aiutano la dissoluzione dei corpi debilitati o dei cadaveri. Quando l'edificio di una civiltà é infestato di vermi, le folle compiono la distruzione. Allora si rivela la loro funzione. Per un istante, la forza cieca del numero diventa la sola filosofia della storia.Avverrà lo stesso per la nostra civiltà ? (no, avverrà che le Elite che si sono studiate il tuo manuale, caro Gustave, useranno la tua maestria perfezionata dalla sofisticazione del marketing, nell'ipnotizzare l'inconscio collettivo della folla che determina la società. NDR) (...) A dire il vero, i padroni del mondo, i fondatori di religioni o di imperi, gli apostoli di tutte le credenze, i più grandi uomini di Stato, e, in una sfera più modesta, i semplici capi di piccole collettività umane, sono stati sempre psicologi incoscienti, che avevano dell'anima delle folle una conoscenza istintiva, spesso sicurissima. Conoscendola bene, ne sono facilmente diventati i padroni.(...) La conoscenza della psicologia delle folle getta una viva luce su una quantità di fenomeni storici ed economici totalmente incomprensibili senza di essa. Non foss'altro che per pura curiosità, lo studio di tale psicologia meriterebbe di essere tentato. Investigare i moventi delle azioni degli uomini é interessante quanto studiare un minerale, una pianta.(D'altra parte, un intero popolo, senza che vi sia agglomerazione visibile, diventa talvolta folla sotto l'azione di questa o quella influenza.) ("influenza" in senso letterale, verrebbe da dire dopo la pandemenza. NDR) Non appena la folla psicologica é formata, acquista caratteristiche generali provvisorie, ma precisabili. A queste caratteristiche generali si aggiungono caratteristiche particolari che variano a seconda degli elementi di cui la folla si compone e che possono modificare la struttura mentale.Le folle psicologiche sono perciò suscettibili di una classificazione. Lo studio di questa classificazione ci mostrerà che una folla eterogenea, composta di elementi dissimili, presenta con le folle omogenee, composte di elementi più o meno simili (sette, caste e classi) dei caratteri comuni, e, accanto a tali comuni caratteri, delle particolarità che permettono di differenziarle.
    (...)
    L'anima delle folle non é facile a descriversi, perché la sua organizzazione varia non solo secondo la razza e la composizione delle collettività, ma anche secondo la natura e il grado degli stimoli che esse subiscono. Del resto la stessa difficoltà si presenta per lo studio psicologico di un essere qualunque. Nei romanzi, gli individui si manifestano con un carattere costante, ma non nella vita reale. Soltanto l'uniformità degli ambienti crea l'uniformità apparente dei caratteri. Del resto ho mostrato altrove che tutte le costituzioni mentali contengono possibilità di caratteri potendo esse rivelarsi sotto l'influenza di un improvviso cambiamento di ambiente. E così, che tra i più feroci membri della Convenzione si trovano inoffensivi borghesi, che, in circostanze ordinarie, sarebbero stati pacifici notai o virtuosi magistrati. Passato l'uragano, essi ripresero il loro normale carattere. Napoleone incontrò fra loro i più docili servitori.Non potendo studiare qui tutte le tappe della formazione delle folle, le esamineremo specialmente nella fase della loro completa organizzazione. Vedremo così ciò che esse possono diventare, ma non come sempre esse sono. Solamente in questa fase avanzata di organizzazione, sul fondo immutabile e dominante della razza, si sovrappongono certi caratteri nuovi e speciali, producendo l'orientamento di tutti i sentimenti e i pensieri della collettività in una identica direzione. Allora soltanto si manifesta ciò che ho nominato più sopra, la legge psicologica dell'unità mentale delle folle. Parecchi caratteri psicologici delle folle sono comuni a quelli di individui isolati; altri, invece, non si riscontrano che nelle collettività. Noi ci accingeremo intanto a studiare questi speciali caratteri per ben mostrarne l'importanza.
    Il fatto più saliente manifestato da una folla psicologica é il seguente: quali si siano gli individui che la compongono, simile o dissimile sia il loro genere di vita, le loro occupazioni, il loro carattere o la loro intelligenza, il solo fatto che essi sono trasformati in folla, li fa partecipi di un'anima collettiva. Quest'anima li fa sentire, pensare e agire in un modo completamente diverso da come sentirebbero, penserebbero e opererebbero isolatamente. Certe idee, certi sentimenti non sorgono o non si trasformano in atti se non negli individui che costituiscono folla. La folla psicologica é un essere provvisorio, composto di elementi eterogenei per un istante uniti fra loro, proprio come le cellule di un corpo vivente che con la loro unione formano un essere umano il quale manifesta caratteri assai diversi da quelli che ognuna di quelle cellule possiede.Contrariamente a un'opinione, che con stupore si nota in un filosofo così acuto come Erberto Spencer, nell'aggregato che costituisce una folla, non esiste somma o media di elementi, ma combinazione e creazione di nuovi caratteri, come nei fenomeni chimici. Certi elementi, messi accanto gli uni agli altri, - ad esempio le basi e gli acidi - si combinano per formare un nuovo corpo dotato di proprietà differenti da quelle dei corpi che hanno servito a comporlo. E' facile constatare come l'individuo che fa parte della folla differisca dall'individuo isolato; ma di una simile differenza le cause sono meno facili a scoprirsi. Per giungere ad intravederle, bisogna ricordare prima di tutto questa osservazione della psicologia moderna : che non solo nella vita organica, ma anche nel funzionamento dell'intelligenza, i fenomeni incoscienti hanno una parte preponderante. La vita cosciente dello spirito non rappresenta che una piccolissima parte in confronto alla sua vita incosciente.L'analizzatore più sottile, l'osservatore più penetrante non arriva a scoprire che un ben piccolo numero di moventi incoscienti che guidano lo spirito. I nostri atti incoscienti derivano da un substrato incosciente formato specialmente da influenze ereditarie. Questo substrato racchiude gli innumerevoli residui atavici che costituiscono l'anima della razza. Dietro le cause palesi dei nostri atti, si trovano cause segrete, ignorate da noi. La maggior parte delle nostre azioni quotidiane sono effetto dei moventi nascosti che ci sfuggono.Specialmente per gli elementi incoscienti che compongono l'anima di una razza, tutti gli individui di questa razza si assomigliano. Per gli elementi coscienti, frutto dell'educazione, ma soprattutto di un'eredità eccezionale, essi differiscono. Gli uomini più dissimili per intelligenza hanno istinti, passioni, sentimenti a volte identici. In tutto ciò che é materia di sentimento : religione, politica, morale, affezioni, antipatie, ecc., gli uomini più eminenti non superano che assai raramente il livello degli individui comuni. Tra un celebre matematico e il suo calzolaio può esistere un abisso sotto il rapporto intellettuale, ma dal punto di vista del carattere e delle credenze la differenza é spesso nulla o lievissima.Ora, queste qualità generiche del carattere, guidate dall'incosciente e possedute press'a poco allo stesso grado dalla maggior parte degli individui normali di una razza, sono precisamente quelle che, nelle folle, si trovano messe in comune. Nell'anima collettiva, le attitudini intellettuali degli uomini, e per conseguenza la loro individualità, si cancellano.L'eterogeneo si sommerge nell'omogeneo, e le qualità incoscienti dominano.
    Questa comunanza delle qualità consuete ci spiega perché le folle non saprebbero compiere atti che esigano un'intelligenza elevata. Le decisioni di interesse generale prese da un'assemblea di uomini scelti, ma di diverse attitudini, non sono sensibilmente superiori alle decisioni che prenderebbe una riunione di imbecilli. Difatti essi possono soltanto associare quelle qualità mediocri che tutti posseggono. Le folle accumulano non l'intelligenza, ma la mediocrità. Non é tutto il mondo messo assieme, come si usa ripetere, che ha più spirito di Voltaire. Voltaire ha certamente più spirito di tutto il mondo, se «tutto il mondo» rappresenta la folla.Ma se gli individui costituiti in folla si limitano a fondere le loro qualità comuni, vi sarebbe semplicemente media, e non, come abbiamo detto, creazione di caratteri nuovi. In qual modo si formano questi caratteri ? Facciamone ora la ricerca.
    Diverse cause determinano l'apparizione dei caratteri particolari alle folle. La prima consiste nel conferire agli individui di una folla, per il solo fatto del numero, un sentimento di potenza invincibile che permette loro di cedere agli istinti, che individui isolati avrebbero saputo frenare. L'individuo cederà tanto più volontieri inquantoché nella folla, essendo essa anonima, e di conseguenza irresponsabile, il sentimento della responsabilità che sempre trattiene gli individui, scompare completamente.
    Una seconda causa, il contagio mentale, interviene ugualmente per determinare nelle folle la manifestazione di caratteri speciali e nello stesso tempo il loro orientamento. Il contagio é un fenomeno facile a constatarsi, ma non ancora spiegato, e che bisogna ricollegare ai fenomeni di ordine ipnotico che noi fra poco studieremo. In una folla, ogni sentimento, ogni atto é contagioso, e contagioso a tal punto che l'individuo sacrifica il suo interesse personale all'interesse collettivo. E questa un'attitudine contraria alla sua natura, e di cui l'uomo non diventa affatto capace se non allorquando fa parte di una folla.Una terza causa, e assai più importante, determina negli individui in folla dei caratteri speciali a volte intensamente opposti a quelli dell'individuo isolato. Voglio dire della suggestionabilità, il cui contagio, sopra menzionato, non é del resto che un effetto.Per capire questo fenomeno, bisogna aver presenti allo spirito certe scoperte recenti della fisiologia. Noi oggi sappiamo che un individuo può essere posto in uno stato tale, che avendo perduto la sua personalità cosciente, obbedisce a tutte le suggestioni dell'operatore che gliel'ha fatta perdere, e commette gli atti più contrari al suo carattere e alle sue abitudini. Delle attente osservazioni sembrano provare che l'individuo, tuffato da qualche tempo in seno ad una folla in fermento, cade in breve in seguito agli effluvi che ne sprigionano, o per altra causa ancora ignorata - in uno stato particolare, simile assai allo stato di fascinazione dell'ipnotizzato tra le mani del suo ipnotizzatore. Essendo, nell'ipnotizzato, paralizzata la vita del cervello, egli diventa lo schiavo di tutte le attività incoscienti che l'ipnotizzatore dirige a suo talento. La personalità cosciente é svanita, la volontà e il discernimento aboliti. Sentimenti e pensieri sono allora orientati nel senso determinato dall'ipnotizzatore.
    Questo é all'incirca lo stato dell'individuo che fa parte della folla. Egli non é più cosciente dei suoi atti. In lui, come nell'ipnotizzato, mentre certe facoltà sono distrutte, altre possono essere condotte a un grado estremo di esaltazione. L'influenza di una suggestione lo lancerà con una imperiosità irresistibile verso il compimento di certi atti. Impetuosità più irresistibile ancora nelle folle che nei soggetti ipnotizzati, poiché la suggestione, essendo la stessa per tutti gli individui, straripa diventando reciproca. Le unità di una folla che posseggono una personalità abbastanza forte per resistere alla suggestione, sono in numero troppo esiguo e la corrente le trascina. Tutt'al più esse potranno tentare una diversione per una diversa suggestione. Una parola felice, una immagine evocata hanno a volte sviato la folla dagli atti più sanguinari.Per il solo fatto di far parte di una folla, l'uomo discende di parecchi gradi la scala della civiltà. Isolato, sarebbe forse un individuo colto, nella folla è un istintivo, per conseguenza un barbaro. Egli ha la spontaneità, la violenza, la ferocia e anche gli entusiasmi e gli eroismi degli esseri primitivi. Si fa simile ad essi anche per la sua facilità a lasciarsi impressionare da parole, immagini, e guidare ad atti che ledono i suoi interessi più evidenti. L'individuo della folla é un granello di sabbia in mezzo ad altri granelli di sabbia che il vento solleva a suo capriccio.Ed é così che si vedono dei giurì emettere verdetti che ogni giurato, individualmente, disapproverebbe, delle assemblee parlamentari adottare leggi e provvedimenti che ognuno dei membri che le compongono, in particolare riproverebbe. Presi separatamente, gli uomini della Convenzione erano dei borghesi, dalle pacifiche abitudini. Riuniti in folla, sotto l'influenza di qualche caporione, non esitavano a mandare alla ghigliottina gli individui più chiaramente innocenti, e contrariamente a tutti i loro interessi, essi rinunciavano alla loro inviolabilità e si decimavano tra loro.Non solo per gli atti l'individuo della folla differisce dal suo io normale. Ancor prima di aver perduto ogni indipendenza, le sue idee e i suoi sentimenti si sono trasformati a tal segno da cambiare l'avaro in prodigo, lo scettico in credente, l'onesto in delinquente, il codardo in eroe. La rinuncia a tutti i suoi privilegi votata dalla nobiltà in un momento di entusiasmo nella famosa notte del 4 agosto 1789, non sarebbe stata certamente mai accettata da nessuno dei suoi membri preso isolatamente.Dalle osservazioni precedenti, si conclude che la folla é sempre intellettualmente inferiore all'uomo isolato. Ma dal punto di vista dei sentimenti e degli atti che questi sentimenti determinano, essa può, seguendo le circostanze, essere peggiore o migliore. Tutto dipende dal modo col quale essa é suggestionata. Questo é quanto hanno misconosciuto gli scrittori che hanno studiato le folle solo dal punto di vista criminale. Certo, spesso esse sono criminali, ma di frequente anche eroiche. Facilmente sono condotte a farsi uccidere per il trionfo di una fede, di un'idea; vengono entusiasmate per la gloria e l'onore, si conducono quasi senza pane e senz'armi come nelle Crociate, per liberare dagli infedeli la tomba di un Dio, o, come nel 93, per difendere il suolo della patria.Eroismi evidentemente un po' incoscienti; ma é con tali eroismi che si fa la storia. Se si dovessero mettere all'attivo dei popoli soltanto le grandi azioni freddamente ragionate, gli annali del mondo ne registrerebbero ben poche.CAPITOLO II Sentímenti e moralità delle folleParecchi caratteri speciali della folla, come l'impulsività, l'irritabilità, l'incapacità di ragionare, l'assenza di giudizio e di spirito critico, l'esagerazione dei sentimenti e altro ancora si possono osservare anche negli esseri appartenenti a forme inferiori di evoluzione, come il selvaggio e il bambino. Ora prendo in esame, uno dopo l'altro, i diversi caratteri facili a osservarsi nella maggior parte delle folle.
    1. - Impulsività, mobilità e irritabilità delle folle.
    La folla, come abbiamo detto studiando i suoi caratteri fondamentali, é guidata quasi esclusivamente dall'istinto. I suoi atti subiscono molto più l'influenza del midollo spinale che quella del cervello. Le azioni compiute da una folla possono essere perfette nella loro esecuzione ma, siccome il cervello non le dirige, l'individuo agisce seguendo l'impulso dell'eccitazione. La folla, alla mercé di tutti gli stimoli esterni, ne riflette le continue variazioni. Dunque é schiava degli impulsi che riceve. L'individuo isolato può subire gli stessi eccitamenti dell'uomo in folla; ma la ragione gli fa vedere gli inconvenienti che ne deriverebbero se vi cedesse, quindi egli non piega. Si può fisiologicamente definire questo fenomeno dicendo che l'individuo isolato possiede l'attitudine a dominare i suoi riflessi, mentre la folla ne é priva.I diversi impulsi a cui può obbedire una folla possono essere, secondo le eccitazioni, generosi o crudeli, eroici o pusillanimi, ma saranno sempre così imperiosi che persino l'istinto di conservazione sparirà dinanzi ad essi. Essendo molto svariati i motivi capaci di suggestionare una folla, e siccome questa vi obbedisce sempre, essa é estremamente volubile. In un momento passa dalla ferocia più sanguinaria alla generosità o all'eroismo più assoluti. La folla diventa molto facilmente carnefice, ma non meno facilmente martire. Dal suo seno colano i torrenti di sangue che il trionfo d'ogni idea esige. E inutile risalire alle età eroiche per vedere di che cosa é capace la folla. Essa non mercanteggia mai la sua vita in una sommossa, epochi anni fa, un generale, diventato popolare in un momento, trovò facilmente centomila uomini pronti a farsi uccidere per la sua causa. Nulla, dunque, potrebbe essere premeditato da una folla. Essa può passare successivamente attraverso la gamma dei sentimenti più contrari sotto l'influenza dell'eccitazione del momento. La folla è simile alle foglie che il turbine solleva, disperde in tutti i sensi, e poi lascia ricadere. Lo studio di certe folle rivoluzionarie, ci fornirà qualche esempio della mutevolezza dei loro sentimenti. Questa mutevolezza rende le folle difficilissime nel guidarle, specie quando una parte dei pubblici poteri è caduta nelle loro mani. Se le necessità della vita quotidiana non costituissero una specie di regolatore invisibile degli avvenimenti, i democratici non potrebbero affatto sussistere. Ma le folle che distruggono le cose con frenesia, non le distruggono a lungo. Esse sono incapaci di durevole volontà e di tenacia di pensiero. La folla non é soltanto impulsiva e mutevole. Come il selvaggio, essa non ammette ostacolo tra il suo desiderio e l'avverarsi di questo desiderio, e tanto meno quando il numero le dà il sentimento di una potenza irresistibile. Per l'individuo della folla, la nozione della impulsività scompare. L'uomo isolato, sa bene che non potrebbe incendiare un palazzo, saccheggiare un negozio; la tentazione non gli si affaccia neanche alla mente. Quando fa parte di una folla, egli acquista coscienza della possanza che il numero gli conferisce, e alla prima suggestione di assassinio o di saccheggio, cederà immediatamente. L'ostacolo inatteso sarà infranto con frenesia. Se l'organismo umano permettesse la eternità del furore, si potrebbe dire che lo stato normale della folla eccitata è il furore.(l'autore spiega e specifica le differenze tra quel che chiama le varie "razze", oggi diremmo popoli, nel reagire a determinati impulsi. Cosa ancora largamente vera, si veda ad esempio come gli Svedesi hanno reagito alla Pandemenza rispetto a noialtri, ma è altrettanto vero che in un mondo sempre più globalizzato, checché se ne pensi "meticciato", le varie differenze tra i vari popoli finiscono rapidamente per scomparire, e prova sempre ne è la pandemenza, che dalla Cina comunista all'America Trumpista ha reagito, fatte salve poche eccezioni, più o meno allo stesso modo. NDR) 2. - Suggestionabilità e credulità delle folle.La folla, per quanto neutra la si supponga, si trova spesso in uno stato di attenzione aspettante favorevole alla suggestione. La prima suggestione formulata s'impone, per contagio, a tutti i cervelli, e stabilisce subito l'orientamento. Negli esseri suggestionati, l'idea fissa tende a trasformarsi in azione. Si tratti di incendiare un palazzo o di compiere un'opera di devozione, la folla vi si presta con la stessa facilità. Tutto dipenderà dal carattere dell'impulso, e non più, come nell'individuo isolato, dai rapporti esistenti fra l'azione suggerita e le ragioni che si possono opporre alla sua realizzazione.Di modo che, sfiorando sempre i confini dell'incoscienza, subentrando tutte le suggestioni, animata dalla violenza dei sentimenti propri degli esseri che non possono fare appello a influenze razionali, priva di spirito critico, la folla non può che essere d'una credulità eccessiva. Per essa non esiste l'inverosimile, e bisogna ricordarselo per capire la facilità con la quale si creano e si propagano le leggende e i racconti più stravaganti (*)(*l'autore cita l'esempio dell'assedio di Parigi ma 127 anni dopo la pubblicazione di questo testo credo che si possano rinvenire alla memoria anche casi più eclatanti e recenti di incredibile suggestionabilità della folla, vedi appunto i versi isterici che hanno fatto per il raffreddore incurabile con la vigile attesa. NDR) La creazione delle leggende che si propagano così facilmente tra le folle, non é soltanto il risultato d'una completa credulità, ma anche delle deformazioni prodigiose che gli avvenimenti subiscono nell'immaginazione degli individui riuniti. Il fatto più semplice visto dalla folla, diventa subito un avvenimento alterato. La folla pensa per immagini, e l'immagine evocata ne evoca essa stessa molte altre che non hanno nessun nesso logico con la prima. Si capisce facilmente questo stato pensando alle bizzarre successioni d'idee a cui ci porta qualche volta l'evocazione di un fatto qualsiasi. La ragione ci fa vedere l'incoerenza di simili immagini, ma la folla non la vede; e confonderà con l'avvenimento stesso tutto quello che la sua immaginazione vi aggiunge, deformandolo. Incapace di separare il soggettivo dall'obiettivo, la folla ammette come reali le immagini evocate nel suo spirito, e che, il più delle volte, non hanno nessuna parentela col fatto osservato.(Oh, ecco, non si pensi al riguardo che il discordo di Le bon sia anacronistico in un'era dominata dalle immagini, prodotte in miliardi, scambiate nel tempo in cui vengono prodotte. Il disattento osservatore potrà pensare che potendo io vedere cosa accade in Cina in tempo reale possa in qualche modo verificare la genuinità e veridicità delle notizie. Si sottovaluta la facilità con cui le immagini che, siccome le vedo le reputo vere, possano essere artefatte. Ma, soprattutto, si ignora o si finge di ignorare la potenza simbolica del raconto, di cui le immagini non sono altro che un corollario. Un convoglio di camion è un convoglio di camion, l'immagine di un convoglio di camion, mer quanto militari, è assolutamente neutra. Ma se la voce del giornalista che la commenta ci lascia presagire il terribile sospetto che quei camion possano essere piene di bare di morti di raffreddore ecco che il terrore dell'immagine di un convoglio di camion è diventato la giustificazione per l'accettazione di qualunque misura, dal divieto dell'acquisto dei giochi dei bambini al super mercato allo stupro nasale che la popolazione ha subito per poter lavorare e proseguire la sua sacrosanta vita "ci sono i morti... non li hai visti i camion?" ti veniva risposto da facce deformate dalla nevrosi collettiva al minimo dubbio di legittimità espresso. NDR)3.° - Esagerazione e semplicismo dei sentimenti delle folle.
    I sentimenti, buoni o cattivi, manifestati da una folla, presentano questo duplice carattere : di essere semplicissimi e assai esagerati. Su questo punto, come su tanti altri, l'individuo della folla si avvicina agli esseri primitivi. Inaccessibile alle gradazioni, egli vede le cose nell'insieme e non conosce transizioni. Nella folla, l'esagerazione di un sentimento è fortificato dal fatto che propagandosi assai celermente per contagio e suggestione, l'approvazione di cui diventa oggetto, accresce notevolmente la sua forza.
    La semplicità e l'esagerazione dei sentimenti delle folle le preservano dal dubbio e dall'incertezza. Come le donne, esse vanno subito agli estremi. La supposizione si trasforma senz'altro in evidenza indiscutibile. Un principio di antipatia e di disapprovazione, che nell'individuo isolato rimarrebbe poco accentuato, diventa subito un odio feroce nell'individuo della folla.Anche la violenza dei sentimenti delle folle é esagerata, specie nelle folle miste, per l'assenza di responsabilità. La certezza dell'impunità, tanto più forte quanto più la folla é numerosa, e la nozione di un potere momentaneo considerevole dovuto al numero, rendono possibili alla collettività dei sentimenti e degli atti impossibili all'individuo isolato. Nelle folle, l'imbecille, l'ignorante e l'invidioso sono liberati dal sentimento della loro nullità e impotenza, che é sostituita dalla nozione di una forza brutale, passeggera, ma immensa.Nelle folle l'esagerazione porta spesso sfortunatamente a cattivi sentimenti, rimasuglio degli istinti dell'uomo primitivo, sentimenti che, per tema del castigo, l'individuo isolato e responsabile frena. In tal modo si spiega la facilità delle folle a lasciarsi andare agli eccessi peggiori.Abilmente suggestionate, le folle diventano capaci di eroismo e di devozione. Di ciò sono ancor più capaci che non l'individuo isolato. Avremo ben presto occasione di tornare su questo punto studiando la moralità delle folle.
    Non essendo la folla impressionata che da sentimenti eccessivi, l'oratore che vuole sedurla deve abusare delle affermazioni violente.Esagerare, affermare, ripetere, e non mai tentare di nulla dimostrare con un ragionamento, sono i procedimenti di argomentazione familiari agli oratori di riunioni popolari.4.° - Intolleranza, autoritarismo e conservatorismo delle folle.
    Le folle, non conoscendo che i sentimenti semplici ed estremi, accettano e rifiutano in blocco le opinioni, le idee, le credenze che vengono suggerite loro, e le considerano come verità assolute o come errori non meno assoluti. Quante sono le credenze nate dalla suggestione, invece d'essere state generate dal ragionamento! Tutti sanno quanto siano intolleranti le credenze religiose, e che impero dispotico esercitino sulle anime.
    La folla, non avendo nessun dubbio su ciò che per lei é verità o errore, e avendo d'altra parte la nozione chiara della propria forza, é autoritaria quanto intollerante. L'individuo può accettare la contraddizione e la discussione, ma la folla non le ammette mai.
    L'autoritarismo e l'intolleranza sono per le folle sentimenti molto chiari, che esse sostengono tanto facilmente quanto facilmente li praticano. Le folle rispettano la forza e sono mediocremente impressionate dalla bontà, che é facilmente considerata come una forma di debolezza.Le loro simpatie non sono mai state per i padroni miti, bensì per i tiranni, che le hanno dominate con energia. Ad essi vengono innalzate le statue più imponenti. Se esse volentieri calpestano il despota detronizzato, si é perché avendo questi perduto la sua forza, rientra nella categoria dei deboli che si disprezzano e non si temono. Il tipo dell'eroe caro alle folle avrà sempre la struttura di un Cesare. Il suo pennacchio le seduce, la sua autorità si impone e la sua sciabola fa loro paura. Sempre pronta a sollevarsi contro un'autorità debole, la folla si curva servilmente dinanzi a un'autorità forte. Se l'azione dell'autorità é intermittente, la folla, ubbidendo sempre ai suoi sentimenti estremi, passa alternativamente dall'anarchia alla servitù, e dalla servitù all'anarchia. Credere al predominio degli istinti rivoluzionari nelle folle, significherebbe del resto disconoscere la loro psicologia. Le loro violenze ci illudono a tal riguardo. Le esplosioni di rivolta e di distruzione sono sempre effimere. Troppo esse sono guidate dall'incosciente, e per conseguenza troppo sottomesse all'influenza di eredità secolari, per non mostrarsi estremamente conservatrici. Abbandonate a se stesse, le si vedono ben presto, stanche dei loro disordini dirigersi di istinto verso il servilismo. I più orgogliosi e intrattabili Giacobini acclamarono energicamente Bonaparte quando soppresse tutte le libertà e fece duramente sentire la sua mano di ferro.La storia delle rivoluzioni popolari é quasi incomprensibile se si disconoscono gli istinti profondamente conservatori delle folle. Esse vogliono bensì cambiare i nomi delle loro istituzioni, e a volte compiono perfino violente rivolte per ottenere questi cambiamenti; ma il fondo di queste istituzioni é troppo l'espressione dei bisogni ereditari della razza perché esse non si ricredano. La loro incessante mobilità non si basa che sulle cose superficiali. Infatti esse hanno istinti conservatori irriducibili e, come tutti i primitivi, un rispetto feticista per letradizioni, un orrore incosciente per le novità capaci di modificare le loro condizioni reali di vita. Se l'attuale potenza delle democrazie fosse esistita all'epoca in cui furono inventati i telai meccanici, il vapore e le strade ferrate, la realizzazione di queste invenzioni sarebbe stata impossibile, o soltanto ottenuta a costo di molteplici rivolte. Fortunatamente per il progresso della civiltà, la supremazia delle folle non si é sviluppata se non quando le grandi scoperte della scienza e dell'industria erano già compiute.
    5. - Moralità delle folle.
    Se annettiamo al termine moralità il senso di rispetto costante di certe convenzioni sociali e di permanente repressione degli impulsi egoistici, é assai evidente che le folle sono troppo impulsive e troppo mutevoli per essere suscettibili di moralità. Ma se in questo termine facciamo entrare l'apparizione momentanea di certe qualità come l'abnegazione, l'affezione, il disinteresse, il sacrificio di se stessi, il bisogno di equità, possiamo dire che le folle sono invece suscettibili a volte di una moralità elevatissima.
    Senza dubbio di frequente ne danno prova: ma perché ? Semplicemente perché gli istinti di ferocia distruttrice sono residui di età primitive che dormono nel fondo di ognuno di noi. Pericoloso sarebbe all'individuo isolato il soddisfarli, mentre l'essere egli assorbito in una folla irresponsabile, ove l'impunità é assicurata, gli dà ogni libertà per seguirli. (non pensi il lettore moderno che si faccia riferimento a chissà quale desueta brutalità, per comprendere la ferocia distruttrice citata dall'autore basti pensare al telefono o al computer che tutti abbiamo. Bambini costretti in schiavitù hanno estratto i materiali e altri schiavi costretti a lavorare da guardie armate li hanno assembrati. Non pensi, mai, il lettore, di non far parte di una qualche folla! NDR)
    Non potendo abitualmente esercitare questi istinti distruttivi sui nostri simili, ci limitiamo a estrinsecarli sugli animali. Da una medesima sorgente derivano la passione per la caccia e la ferocia delle folle.(si pensi a cosa sono oggi gli allevamenti intensivi e con quale naturalezza si ostiniamo a mangiare animali torturati, la ferocia distruttrice è solo surrogata nel meccanicismo economico) La folla, accanendosi lentamente su una vittima senza difesa, dà prova di una crudeltà vilissima; ma é parente assai prossima, per il filosofo, a quella dei cacciatori che si riuniscono a dozzine per avere il piacere di assistere allo sventramento di un disgraziato cervo da parte dei loro cani.Se la folla é capace di assassinare, di incendiare e di ogni specie di delitti, essa é ugualmente capace di atti di sacrificio e di disinteresse più elevati di quelli di cui é suscettibile l'individuo isolato. Specie sull'individuo che fa parte della folla si riesce ad agire, invocando sentimenti di gloria, di onore, di religione e di patria.La storia é piena di esempi simili a quello delle Crociate e dei volontari del '93. Soltanto le collettività sono capaci di grandi sacrifici e di grandi atti di disinteresse. Quante folle si sono fatte eroicamente massacrare per fedi e idee che esse appena comprendevano ! Di raro l'interesse personale é nelle folle una causa potente, mentre esso costituisce il movente quasi esclusivo dell'individuo isolato.
    Non fu certo l'interesse che guidò le folle in tutte le guerre, di frequente incomprensibili alla loro intelligenza, e in cui esse si lasciavano massacrare facilmente quanto le allodole ipnotizzate dallo specchio del cacciatore.CAPITOLO III
    Idee, ragionamenti e immaginazione delle folle1.° - Le idee delle folle.
    Avendo già trattato sufficientemente questo argomento, non mi dilungherò ancora, e mi limiterò a dire qualche parola delle idee accessibili alle folle e sotto quale forma quest'ultime le concepiscono.
    Si possono dividere in due classi. In una metteremo le idee accidentali e passeggere nate sotto l'influenza momentanea; il fanatismo per un individuo o una dottrina, per esempio. Nell'altra metteremo le idee fondamentali che, dato il modo come si ricevono, - l'eredità - sono molto stabili : come le idee religiose un tempo, e le idee democratiche e sociali oggi.
    Le idee fondamentali potrebbero essere rappresentate dalla massa delle acque d'un fiume che svolge lentamente il suo corso; le idee passeggere dalle piccole onde, sempre mutevoli, che agitano la sua superficie e che, sebbene non abbiano una reale importanza, sono più visibili del cammino stesso del fiume.Qualunque siano le idee suggerite alle folle, esse non possono diventare dominanti che alla condizione di rivestire una forma semplicissima e di essere rappresentate nel loro spirito sotto l'aspetto di un'immagine. Siccome queste idee-immagini non sono unite da nessun legame logico d'analogia o di successione, possono sostituirsi una all'altra come le lastre della lanterna magica che l'operatore leva dalla scatola dove stavano sovrapposte.
    Dunque, si può vedere nelle folle una successione d'idee disparatissime.(Il Bispensiero, molto più di quel che viene chiamato sempliisgticamente "dissonanza cognitiva". NDR) Secondo i casi, la folla sarà posta sotto l'influenza di una delle diverse idee immagazzinate nella sua mente, e di conseguenza commetterà gli atti più dissimili. La completa assenza di spirito critico non le permette di vederne la contraddizione. Questo, d'altronde, non é un fenomeno che si nota soltanto nelle folle. Si può constatarlo in molti individui isolati, non solo fra gli esseri primitivi, ma in tutti quelli che per una tendenza dello spirito (i seguaci d'una fede religiosa, ad esempio) si avvicinano ai primitivi.
    Le idee, non essendo accessibili alle folle che dopo aver rivestito una forma assai semplice, devono, per diventare popolari, subire spesso le più complete trasformazioni. Quando si tratta di idee filosofiche o scientifiche un po' elevate, si può constatare la profondità delle modificazioni che sono loro necessarie per discendere di mano in mano al livello delle folle.Il valore gerarchico di un'idea é, del resto, senza importanza. Bisogna soltanto considerare gli effetti che essa produce. Le idee cristiane del Medioevo, le idee democratiche del secolo scorso, le idee sociali d'oggi, non sono certamente elevatissime. Filosoficamente si può considerarle come ben poveri errori. Tuttavia la loro funzione é stata e sarà immensa, e a lungo conteranno fra i più essenziali fattori della condotta degli Stati.Anche quando l'idea ha subito delle modificazioni che la rendono accessibile alle folle, non opera che momento in cui, per diversi processi che saranno studiati altrove, essa penetra nell'incosciente e diventa un sentimento. Questa trasformazione é generalmente assai lunga nel tempo. Del resto non é necessario credere che solo quando la giustezza di un'idea é dimostrata, essa possa produrre i suoi effetti, anche tra gli spiriti più colti. E ce ne rendiamo conto vedendo come la più chiara dimostrazione ha scarsa influenza sulla maggioranza degli uomini. L'evidenza lampante potrà essere riconosciuta da un uditorio colto; ma esso sarà sempre ricondotto dalla sua incoscienza alle sue concezioni primitive. Vedetelo un po' in capo a qualche giorno, e vi servirà di nuovo i suoi antichi argomenti, esattamente negli stessi termini. Ciò accade proprio sotto l'influenza di idee anteriori diventate dei sentimenti; ora soltanto quelle idee operano sui moventi profondi dei nostri atti e dei nostri discorsi.Allorché, in seguito a processi diversi, un'idea ha finito per attecchire nell'anima delle folle, essa acquista una potenza irresistibile e svolge tutta una serie di conseguenze. Le idee filosofiche che sfociarono nella Rivoluzione francese, impiegarono assai tempo per radicarsi nell'anima popolare. E' nota la loro irresistibile forza, allorché esse vi fecero presa. Lo slancio di tutto un popolo verso la conquista dell'uguaglianza sociale, verso la realizzazione di diritti astratti e di libertà ideali fece vacillare tutti i troni e sconvolse profondamente tutto il mondo occidentale. Per venti anni i popoli si precipitarono gli uni sugli altri, e l'Europa conobbe ecatombi paragonabili a quelle di Gengiskan e di Tamertano. Mai era apparso tanto chiaramente quel che può produrre lo scaternarsi di idee capaci di cambiare l'orientamento dei sentimenti.(l'autore scrive prima delle guerre mondiali, dove la tecnica sopraggiunta a codeste verità ha potuto portare un risultato ancora più devaastante. Non di meno nell'era tecnologica odierrna, le prossime guerre, inevitabili e di qualunque natura potranno scatenarsi, ne produrranno relativamente di più) Se assai tempo occorre alle idee per stabilirsi nell'anima delle folle, un tempo non meno considerevole é necessario per uscirne. Di modo che le folle sono sempre, dal punto di vista delle idee, in ritardo di parecchie generazioni rispetto ai sapienti e ai filosofi. Tutti gli uomini di Stato sanno oggi quel che di erroneo contengono le idee fondamentali or ora citate, ma essendo la loro influenza ancora potentissima, sono costretti a governare seguendo principi alla cui verità essi hanno cessato di credere.(basti pensare alla moneta odierna) .° - I ragionamenti delle folle.
    Si può dire in modo assoluto che le folle non sono influenzabili con ragionamenti. Ma gli argomenti che esse impiegano e quelli che agiscono su di esse appariscono, dal punto di vista logico, di un ordine talmente inferiore che solo per via di analogia si può qualificarli come ragionamenti. I ragionamenti inferiori delle folle sono, come i ragionamenti elevati, basati su associazioni: ma le idee associate delle folle non hanno tra di loro che legami apparenti di rassomiglianza e di successione. E si legano nello stesso modo di quelle di un Eschimese il quale, sapendo per esperienza che il ghiaccio, corpo trasparente, si fonde in bocca, ne conclude che il vetro, corpo ugualmente trasparente, deve anch'esso fondersi in bocca; o di quelle di un selvaggio ii quale immagina che mangiando il cuore di un nemico coraggioso egli acquista il suo coraggio; o ancora di quelle dell'operaio che, sfruttato da un padrone, ne conclude che tutti i padroni sono sfruttatori. Associazione di cose dissimili, non avendo tra di esse che rapporti apparenti, e generalizzazione immediata di casi particolari : tali sono i caratteri della logica collettiva. Gli oratori che sanno maneggiare le folle, presentano sempre loro associazioni di questo genere che sole possono influenzarle. Una serie di ragionamenti stringati, sarebbe totalmente incomprensibile alle folle, e perciò é permesso dire che esse nonragionano o fanno ragionamenti falsi, e non sono influenzabili con un ragionamento. La leggerezza di certi discorsi che hanno esercitato un'influenza enorme sugli uditori, talvolta stupisce alla lettura; ma si dimentica che essi furono fatti per trascinare delle collettività, e non per essere letti da filosofi. L'oratore, in intima comunione con la folla, sa evocare le immagini che la seducono. Se egli riesce, il suo scopo é stato raggiunto; e un volume di arringhe non vale le poche frasi che sono riuscite a sedurre gli animi che bisognava convincere.Inutile aggiungere che l'impotenza delle folle a ragionare giustamente le priva di ogni spirito critico, vale a dire dell'attitudine di discernere la verità dall'errore, e a formulare un giudizio preciso. I giudizi che esse accettano non sono che quelli imposti e mai quelli discussi. Sotto questo punto di vista, numerosi sono gli individui che non si elevano sopra le folle. La facilità con la quale certe opinioni diventano generali deriva specialmente dalla impossibilità della gran parte degli uomini di formarsi un'opinione particolare basata sui propri ragionamenti.(e come si fa a non pensare alla Arendt quando spiega che "il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista o il comunista convinto, ma l'individuo per il quale la distinzione tra realtà e finzione, tra vero e falso, non esiste più." O ancora al Kant "l'illumismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessa è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro." O ancora al buon Gesù, che più sinteticamente disse che era la verità a rendere liberi gli uomini. NDR) 3.0 - L'immaginazione delle folle.
    L'immaginazione delle folle, come quella di tutti gli esseri in cui non interviene il ragionamento, è suscettibile di profonde impressioni. Le immagini evocate nel loro spirito da un personaggio, un fatto, un incidente, hanno quasi la vivezza delle cose reali. Le folle sono un po' come un dormiente, in cui la ragione é momentaneamente annullata, e vede sorgere nel suo spirito delle immagini d'una intensità estrema, ma che si dissipano subito appena vengono a contatto con la riflessione. Le folle, essendo incapaci di riflettere e di ragionare, non conoscono l'inverosimile; ora, le cose più inverosimili sono generalmente quelle che colpiscono di più.
    Per questo le folle sono impressionate maggiormente da ciò che c'é di meraviglioso e di leggendario negli avvenimenti. Il meraviglioso e il leggendario sono in realtà i veri sostegni delle civiltà. Nella storia l'apparenza ha sempre avuto più importanza della realtà. L'irreale predomina sul reale.Le folle, non potendo pensare che per immagini, non si lasciano impressionare che dalle immagini. Soltanto quest'ultime le spaventano o le entusiasmano e regolano i loro atti. Questa é la ragione per cui le rappresentazioni teatrali, che danno l'immagine sotto la forma più precisa, hanno sempre un'enorme influenza sulle folle. Pane e spettacoli costituivano, un tempo, per la plebe romana l'ideale di felicità. Durante il succedersi delle età, questo ideale ha subito poche variazioni. Non c'é nulla che colpisca l'immaginazione popolare come una rappresentazione teatrale. Tutta la sala prova nello stesso momento le stesse emozioni, e quest'ultime non si trasformano subito in azioni, soltanto perché anche lo spettatore più incosciente non può ignorare d'essere vittima di illusioni, e d'aver riso o pianto per avventure immaginarie.(il lettore moderno potrà sostituire al concetto di teatro quello della televisione per seguire il saggio Le Bon. NDR) Tuttavia, qualche volta i sentimenti suggeriti dalle immagini sono abbastanza forti da tendere - come le suggestioni solite - a trasformarsi in azioni. Si é spesso raccontato di quel teatro popolare drammatico costretto a far proteggere all'uscita l'attore che rappresentava il traditore, per sottrarlo alle violenze degli spettatori indignati dei suoi delitti immaginari. Io credo che sia qui uno dei più notevoli indizi dello stato mentale delle folle, e soprattutto della facilità con cui si suggestionano. Ai loro occhi l'irreale ha quasi la stessa importanza della realtà. Le folle hanno una evidente tendenza a non differenziarli.Mai, forse, dopo Alessandro e Cesare, un altro uomo ha meglio compreso come l'immaginazione delle folle deve essere impressionata. La sua costante preoccupazione fu di colpirla. Cercava di farlo nelle vittorie, nelle arringhe, nei discorsi, in tutti i suoi atti. Nel suo letto di morte vi pensava ancora.In che modo impressionare l'immaginazione delle folle ? Lo vedremo subito. Diciamo fin d'ora che dimostrazioni destinate a influire sull'intelligenza e la ragione non potrebbero raggiungere questo scopo. Antonio non ebbe bisogno d'una retorica dotta per sollevare il popolo contro gli assassini di Cesare. Gli lesse il suo testamento e gli mostrò il suo cadavere.Tutto ciò che colpisce l'immaginazione delle folle si presenta sotto forma di un'immagine impressionante e precisa, libera da ogni interpretazione accessoria, o non avente per compagno che qualche fatto meraviglioso: una grande vittoria, un grande miracolo, un grave delitto, una grande speranza.L'importante é di presentare le cose in blocco e senza mai indicarne la genesi. Cento piccoli delitti o cento piccoli incidenti non colpiranno mai l'immaginazione delle folle; mentre un solo delitto notevole, una sola catastrofe, le colpiranno profondamente, e con dei risultati infinitamente meno micidiali dei cento piccoli accidenti riuniti. La grande epidemiad'influenza che uccise a Parigi 5000 persone in poche settimane, colpì poco l'immaginazione popolare. Infatti quella vera ecatombe non si esprimeva con immagini visibili, ma soltanto con le indicazioni ebdomadarie delle statistiche. Un incidente in cui fossero perite, invece delle 5000 persone, soltanto 500, lo stesso giorno, su una pubblica piazza, per mezzo di un fatto visibile - la caduta della torre Eiffel, ad esempio - avrebbe prodotto sull'immaginazione un'impressione immensa. (quale magnifico esempio ci pone il Le Bon. Al netto dell'esperienza di una pandemia raccontata invece come come l'esempio dell'eccidio in publica piazza si doveva corrispondere delle immagini. I già citati camion di Bergamo, ma anche i torsi nudi di malati sedati e intubati hanno terrorizzato la popolazione. Anche i numeri in questo proceso sono stati usati in modo appropriato, essendo la folla del tutto incpace di fare una benché elementare proporzione o percentuale il numero dei morti o degli infetti p sempre stato dato in modo assoluto, oltre che falsato. Se in piena epidemia qualcuno ci avesse detto che, mettendo anche nel conto tutti quelli morti o perché ammazati dal protocollo o perché era la loro ora e erano positivi ad un test non diagnostico, erano lo 0,00028 della popolazione mondiale forse si sarebbero tutti sollevati. Invece si è sapientemente insistito sulle immagini, dei morti, dei camion, che sono diventati l'unico argomento della popolazione in ipnosi: "a Bergamo ci sono i morti, ci sono i morti!" rispondevano alla minima obbiezione ad esempio sul fatto che a tavola si potesse stare smascherati e in piedi no.. NDR) Dunque non sono i fatti in sé che colpiscono l'immaginazione popolare, bensì il modo come si presentano. Questi fatti devono condensarsi, se posso esprimermi così, in modo da produrre un'immagine impressionante che occupi e opprima lo spirito. Conoscere l'arte di impressionare l'immaginazione delle folle, vuol dire conoscere l'arte di governarle.

    CAPITOLO IV
    Forme religiose che tutte le convinzioni delle folle rivestono.Abbiamo visto che le folle non ragionano, che accettano o rifiutano le idee in blocco, non ammettono nè discussioni, nè contraddizioni, che le suggestioni che agiscono su di esse invadono completamente il campo del loro intelletto e tendono a trasformarsi subito in azioni. Abbiamo dimostrato che le folle suggestionate sono pronte a sacrificarsi per l'ideale che è stato suggerito loro. Abbiamo visto inoltre che le folle conoscono soltanto i sentimenti violenti ed estremi. In loro la simpatia diventa presto adorazione, e l'antipatia appena nata si trasforma in odio. Questi sono gli indizi che permettono di presentire il carattere delle loro convinzioni.Esaminando da vicino le convinzioni delle folle, tanto nei movimenti religiosi quanto nei sollevamenti politici, come quelli dell'ultimo secolo, si può constatare che queste convinzioni presentano sempre una forma speciale, che non possono determinarsi meglio di così : dando loro il nome di sentimento religioso.Questo sentimento ha delle caratteristiche semplicissime: adorazione di un essere ritenuto superiore, timore del potere che gli si attribuisce, sottomissione cieca ai suoi comandi, impossibilità di discutere i suoi dogmi, desiderio di divulgarli, tendenza a considerare come nemici tutti quelli che rifiutano di accettarli. (lo dice la scienzah maledetto no vax untore! NDR)Il soprannaturale e il miracoloso vi si riscontrano sempre. Le folle rivestono dello stesso potere misterioso la formula politica o il capo vittorioso che le affascina momentaneamente.Non si é religiosi soltanto quando si adora una divinità, ma anche quando si mettono tutte le risorse dei proprio spirito, tutte le sottomissioni della volontà, tutti gli ardori del fanatismo, al servizio d'una causa o d'un uomo diventato lo scopo e la guida dei sentimenti e degli atti.L'intolleranza e il fanatismo accompagnano, di solito, il sentimento religioso. Sono inevitabili in coloro che credono possedere il segreto della felicità terrestre o eterna.
    Le convinzioni delle folle hanno quei caratteri di sottomissione cieca, di intolleranza feroce, di bisogno di propaganda violenta inerenti al sentimento religioso; si può quindi dire che tutte le loro credenze hanno una forma religiosa.L'eroe acclamato dalla folla é, per essa, un vero dio. Oggi la maggior parte dei conquistatori d'anime non hanno più altari, ma hanno statue o imagini, e il culto che si ha per loro non é molto diverso da quello di un tempo. Non si può comprendere un po' la filosofia della storia se prima non si é ben capito questo punto fondamentale della psicologia delle folle : per esse bisogna essere dei o nulla.Non sono queste superstizioni d'altri tempi, annullate definitivamente dalla ragione. Il sentimento nella lotta eterna per la ragione non é mai stato vinto. Le folle non vogliono sentire le parole divinità e religione, che le hanno dominate così a lungo; ma in nessun tempo hanno innalzato tante statue come da un secolo in qua. (la scienzah, la scienzah!!! NDR)
    E un'inutile banalità ripetere che alle folle é necessaria una religione. Le credenze politiche, divine e sociali si radicano nelle folle soltanto quando rivestono forma religiosa, che le mette al sicuro da ogni discussione. L'ateismo, se fosse possibile farlo accettare alle folle, avrebbe tutto l'ardore intollerante di un sentimento religioso, e, nelle sue forme esteriori, diventerebbe presto un culto. L'evoluzione della piccola setta positiva ce ne fornì una prova curiosa. Rassomiglia a quel nichilista di cui il profondo Dostoievski ci narra la storia.Un giorno, illuminato dalla luce della ragione, strappò le immagini delle divinità e dei santi che adornavano l'altare della sua piccola cappella, spense i ceri, e, senza perder tempo, sostituì le immagini distrutte con le opere di filosofi atei; e poi riaccese devotamente i ceri. L'oggetto della sua fede religiosa era cambiato, ma si può egualmente dire che erano cambiati i suoi sentimenti religiosi?Non si possono ben capire, lo ripeto, certi avvenimenti storici - e precisamente i più importanti - se non ci si è reso conto della forma religiosa che sempre rivestono le opinioni delle folle. Molti fenomeni sociali dovrebbero essere studiati da uno psicologo invece che da un naturalista. Il grande storico Taine ha esaminato la Rivoluzione soltanto da naturalista, di modo che la genesi degli avvenimenti, spesso gli è sfuggita. Egli ha osservato con esattezza i fatti, ma, non conoscendo bene la psicologia delle folle, il celebre scrittore non ha sempre saputo risalire alle cause. Essendo rimasto spaventato dal lato sanguinario, anarchico e feroce dei fatti, non ha visto negli eroi della grande epopea che un'orda di selvaggi epilettici abbandonati senza ritegno ai loro istinti.I più prepotenti despoti sarebbero incapaci di scatenarli. Gli storici i quali dicono che la notte di S. Bartolommeo è opera di un re, non conoscono la psicologia delle folle e neanche quella dei re. Simili manifestazioni non possono uscire che dall'anima popolare. Il potere più assoluto del più dispotico monarca non può che ritardarne o avvicinarne il momento. I re non hanno fatto la notte di S. Bartolommeo, né le guerre di religione; e né Robespierre, nè Danton, nè Saint-Just fecero il Terrore. Dietro a simili avvenimenti c'é sempre l'anima delle folle.


    (post in progress)
  4. .
    Vorrei far notare che Ulisse nell’odissea dice di chiamarsi Nessuno
    https://it.m.wikipedia.org/wiki/Polifemo

    Vigna ai funerali farà dire io sono cittadino, io sono Nessuno”
    https://amp.firenzetoday.it/cronaca/funera...na-firenze.html

    Vanni parlerà di un certo Ulisse
    https://www.fioruccinews.it/2018/05/30/il-...ro-che-rebus-e/

    Pure nella ricostruzione di Amicone Vigna prenderebbe la pistola del mostro.
    Quindi Vigna e JB lavoravano insieme
  5. .
    https://www.mostrodifirenze.com/2022/09/13...PkWdJKk2OCvzerY
  6. .
    Dedo chiede a Palego un confronto.
    Sentiamo cosa risponde.

    Pubblico la richiesta qui perché ultimamente la gente per quanto cortese sparisce non appena ci si avvicina a certi temi.
    Vediamo invece cosa accade stavolta. Certamente sarebbe interessante.

    "perdonami Carlo ma io non comprendo, certamente per mio difetto, tutto questo dispendio di energie per spiegare l'episodio di cittadino amico. L'intervento di cittadino di per sé esclude Pacciani, sardi, e le centinaia di migliaia di segnalazioni o piste perseguite da mostrologi e inquirenti. Non credi che chi dopo 40 anni non capisce gli eventi del 1982 sono inequivocabili ti stia prendendo in giro? che sia, in buona sostanza, altrettanto poco credibile di costoro che oggi ammettono che con l'aspirina si salvavano 155.000 poveri cristi che loro dichiarano aver ucciso con l'indicazione della vigile attesa, tachipirina e inutile intubamento? Arrivo al punto. Non è che la gente non comprende che non è mai esistito nessun serial killer unico lust murder o lo si chiamasse come si vuole. E' che non si può dire. Per questo esistono i vari aurifero e i vari mostrologi che peraltro non conosco ne voglio approfondire. Per mantenere il silenzio. Per l'11 settembre c'è a"Paolo Attivissimo" ma solo perché più rilevante. Per il mostro bastano aurifero, cappelletti, and company. La stessa Vecchione che citi, oppure lo stesso Amicone -dico io, anche se ancora ci giri intorno senza voler approfondire, ma attendiamo tutti fiduciosi e con qualche popcorn- che dovrebbe (Dovrebbe!) sposare ogni sillaba della tua fin troppo snocciolata analisi, sono alla fin della fiera depistatori sulla via del serial killer maniacale.
    Qualunque serio analista della vicenda che voglia insistere ad ignorare che il testimone principale è la persona identificata dagli affari esteri riservati come l'unica persona che ha possibilmente organizzato la bomba di piazza Fontana sta facendo un'operazione di disinformazione, di depistaggio.
    Anche il giorno in cui ci diranno che in effetti fu JB l'esecutore materiale dei delitti dar un depistaggio, tal quale di quando hanno individuato Pacciani, o "i massoni del Gides", semmai ci fossero arrivati.
    Tutte scuse, satelliti, per non parlare del sole, dell'elefante nella stanza, per non dire che il mostro era un'operazione organizzata. Compartimentalizzata. E JB ne è la prova. Ma si parlerà di JB senza parlare delle prove. Eppure sono li.
    Tutto ciò è affascinante. Ci staresti a fare un confronto pubblico anche sul tuo canale se vuoi?"

  7. .
    concordo con Franceschetti sul fatto che MDF e Zodiac fossero due operazioni
  8. .
    Omicidio Occorsio.
    Forse molti mostrologi non sanno che il procuratore Vigna, secondo la narrazione mainstream, sarebbe dovuto morire subito dopo il giudice Occorsio, per mano dello stesso Contutelli.
    "Contutelli va da Vigna e gli dice "ti stavo per uccidere"."
    47.19
    "tra l'altro Contutelli, l'ha ammesso lui stesso, durante un interrogatorio, aveva informazioni dirette, dal palazzo di Giustizia, sui movimenti di mio padre." Eugenio Occorsio, figlio del giudice.
    Nel corso dei processi, a parte Contutelli, quello che si è complimentato con il brigadiere che l'ha arrestato, di cui vi invito a vedere interviste per capire se poteva secondo voi pianificato tutto da solo, verranno tutti assolti: l'omicidio Occorsio resta senza mandanti.
    "perché non sono stati capaci? resta l'ombra.."
    "a distanza di tanti anni, io ancora non ho letto da nessuna parte perché mai, con Concutelli e gli altri, non siano andati quegli ORGANI DELLO STATO che dovevano tutelare Occorsio."
    Ilario Martella, sostituto procuratore Roma
    "E' stato ucciso non solo perché aveva fatto i processi contro Ordine Nuovo ma perché aveva capito la verità, e aveva visto fin dal 75 76 questo legame tra Ordine Nuovo, la Massoneria di Gelli, e questa organizzazione mondiale che si serviva dei terroristi, ma anche della mafia per commettere le stragi nel nostro paese."
    Ferdinando Imposimato, giudice istruttore.

    Vi ricordo che Vigna fu anche il primo a sapere del contatto tra i terroristi toscani e la massoneria durante le indagini Italicus.
    Vi ricordo che la strage di Bologna si verificò appena due giorni la deposizione degli atti istruttori sull'italicus.
    Vi ricordo che a poche ore dalla strage di Bologna il giudice Sisti venne trovato durante una retata nella casa di proprietà della famiglia di colui che oggi sappiamo aver messo la bomba, Bellini,e per la faccenda si sposterà l'indagine sul procuratore a Firenze, indagherà Vigna, e non vi ravviserà alcun reato.
    Sempre Vigna è colui che aveva raccolto la lista p2.
    Ora, seguitemi in un ragionamento.
    Ammettiamo che tutti i delitti del mostro siano a lui attribuibili, vediamo le date: 68, 74, 81, 81, etc. Inizialmenteuccide sporadicamente, pur ammettendo il 68. Nell'81 inizia una serie.
    Peraltro nell'81 fa ben due delitti e scrive in Borgo Ognissanti per farsi attribuire i delitti e creare quindi la mostrofobia.
    Si può dire che la serie vera e propria, mediatica, e impattante sulla psiche collettiva, comincia nell'81.
    Peraltro è strano che un killer avvisi che sta operando complicandosi la vita. Infatti dall'82 è un casino uccidere le coppiette e si deve scoprire (Baccaiano) o trovare coppie straniere che non sappiano di lui, o trovare le poche coppie che ancora si appartano, magari con qualche location molto sicura in cui fare base (84, Forteto).
    E' quindi nell'81, nel giugno 81, che decide di venire alla ribalta, complicarsi la vita mettendo in allarme i suoi obbiettivi, e uccidere una seconda volta anche se aveva la fortuna di avere un capro espiatorio gà in galera (Spalletti) e quindi avere l'omicidio perfetto.
    Cosa accade nel giugno dell'81?
    Ma certamente il ritrovamento e lo scandalo delle liste P2, in cui c'era praticamente tutto lo stato coinvolto.
    Serviva qualcosa o qualcuno che facesse dimenticare in fretta quello scandalo.
    Chi indaga sul Mostro?
    Vigna ovviamente.
    Vigna è anche quello che inspiegabilmente scarcerà Izzo, il mostro del Circeo, che subito dopo si recherà a compiere un altro massacro. Izzo che è stato addirittura considerato un testimone di Piazza Fontana quando sapete bene che chi ha rilevato chi è stato (JB) non è stato ascoltato perché "edipico"
    Voglio anche fare una critica ad Amicone.
    Francesco Amicone per confortare la sua tesi cita l'intercettazione in cui il Vanni, in carcere, pressato dall'amico, dice che è stato Ulisse, il nero, e che le pistole le ha il procuratore che conta.
    Se diamo per vero quel che dice Vanni bisognerà necessariamente includere Vigna almeno come complice di questo "Ulisse", altrimenti non si spiega perché mai avrebbe dovuto coprire una persona a lui estranea.
    Per cui la stessa teoria Amicone del serial Killer unico è confutata proprio dalle prove della teoria Amicone. Se ammetto che Vigna prese la pistola significa che Vigna era suo complice, il che spiegherebbe tra l'altro tutte le altre incongruenze e coincidenze assurde che riguardano il procuratore, dalla sua presenza accertata vicino a molti delitti a quelle strane parole del suo funerale "io sono cittadino, io sono nessuno."
    Cittadino chi? Amico forse?

  9. .
    E questa è la PsyOp definitiva
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/08/1...obox=1660803595
  10. .
    Mi sto rendendo conto di quanto sia difficile spiegare ad un obbiettivo psichico l’operazione di manovra della psiche cui è sottoposto.
    Una volta che i cuori e le menti sono “rubate” dalla PsyOp difficilmente torneranno alla razionalità.

    Per questo forse è tanto difficile, persino qui dentro, ammettere che come metteva bombe per i servizi così uccideva le coppiette.
    Poi certo, gli piaceva, ma questo era solo prodromico alla riuscita del piano.
    Se mi serve uno che gioca a basket prenderò uno bravo a giocare a basket e con ogni probabilità gli piacerà giocare a basket.
    Un ragionamento semplice.

    Ogni tanto basterebbe ricordarsi la definizione di “guerra ortodossa” o psicologica:

    Definizione di “guerra non ortodossa”: è noto con il termine di “guerra non ortodossa”, il complesso delle attività volte al combattimento asimmetrico e non corrispondenti ai canoni della guerra simmetrica. La guerra non ortodossa non ha l’ obiettivo di occupare fisicamente un territorio, bensì quello di essere uno strumento tattico volto a conquistare tanto il cuore e le menti dei civili residenti nell’ area di operazioni, quanto quello di danneggiare le infrastrutture (civili e militari) delle potenze nemiche, tramite l’ ausilio di azioni dirette, sabotaggi o rivolta civile. La guerra non ortodossa non esclude rapimenti, eliminazioni mirate, allestimento e supporto di strutture di resistenza clandestine di combattenti a fini rivoluzionari, contro-insurrezionali o di contro-guerriglia.

    Gli omicidi erano semplicemente eliminazioni mirate spacciate per eliminazioni casuali o aventi come movente la pulsione:
    Il movente era la mostrofobia, il terrorismo.
    Perché un popolo terrorizzato fa meglio quel che gli si dice di fare.

    Il covid è stata un’operazione per promuovere la cosiddetta vaccinazione massiva, che a sua volta non aveva certo il movente di arricchire Pfizer come credono molti no vax naïf, ma serviva a quel che serve ogni PsyOp: massimizzare il controllo e l’obbedienza del popolo conquistato senza l’uso delle armi convenzionali.

    E qualcuno potrebbe chiedere: e un siero in che modo ti permette di controllare la popolazione?
    Qui ne abbiamo un’idea.

  11. .
    Si anche io mi addormento che è una meraviglia
    Potrei anche smettere di farmi le canne!
    🤣🤣

    Sono molto d’accordo con tutti i commenti di Jim Coco e Doctor.
  12. .
    piano piano sembra che ci stiano arrivando tutti
  13. .
    Breve off topic: Tutti assolti sia gli sbirri che hanno depistato la strage di via D’Amelio che quelli che avrebbero ucciso Serena Mollicone.
    Guardate chi va a Porta a Porta a depistare le indagini e l’opinione pubblica su infondate piste esoteriche?
    Bruno e Bevilacqua

    www.iene.mediaset.it/video/omicidi...i_1101074.shtml
  14. .
    Un poliziotto sosia di Jb, o comunque talmente simile che ci resta il dubbio nonostante le foto, sarebbe stato moooolto utile. Un po' come Pacciani. Un capro espiatorio di riserva. Se non è lui, se qualcuno avesse identificato JB non avrei escluso che venisse rinvenuto "suicidato" magari con una lettera che confessava tutto. Io l'avrei procurato ad un mio agente di punta un sosia capro espiatorio in panchina.
  15. .
    “In quegli anni collegata alla cia e ai servizi italiani operava la rosa dei venti.
    Una organizzazione filo americana che faceva il bello è il cattivo tempo, attentati ai treni, incidenti in macchina, attentati esplosivi. Siamo sempre nell’ambito dei servizi americani.
    Tieni conto Fabio che queste agenzie segrete al soldi degli americani erano molto allettanti…”
    “Infatti lui parla di carriere”
    “Avevano budget illimitati..”

313 replies since 10/8/2013
.