Paladino di prima linea della Compagnia del Panino
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Volevo effettuare una rettifica circa la precedente analisi dello schema dell'ordigno di zodiac, dopo essermi visto bene lo schema. Il funzionamento delle due cellule fotosensibili agisce in questo preciso modo: Una delle due cellule la B è posizionata in una posizione sopraelevata, e quando è colpita dalla luce, apre il circuito. La A invece, sembra posizionata nascosta sotto il bus, e quando è colpita chiude il circuito. Per cui a rigor di logica, il testo un po' sconclusionato successivo, può voler dire implicitamente solo una cosa. In una giornata nuvolosa, la B chiude il circuito, per cui se si ha la possibilità di attivare manualmente la A, avrebbe creato una metodologia di attivazione a distanza, non radio, (per cui non soggetta ad interferenze). Ora, occhio, e croce, per farlo manualmente, in una giornata nuvolosa, credo che un puntatore laser, come quello per i fucili, sarebbe sufficiente. Vi dico questo, perchè sulla tematica della peculiare capacità nel creare originali meccanismi di detonazione, voglio tornare su degli altri casi, che voglio trattare e analizzare minuziosamente:
1- Il caso Una Bomber, per esempio quando inventò il meccanismo casuale spazio temporale di innesco mediante il fiume (venne così definito dalla stessa squadra scientifica che si occupò del caso), in cui abbandonò alla corrente una bottiglia con un apparente finto messaggio.
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/a...-unabomber.html
"A stupire i detective, infine, un dettaglio abbastanza inedito nella tecnica di Unabomber. L' utilizzo di quello che qualcuno ha definito un "innesco naturale", ovvero il fiume, che non ha permesso al bombarolo di scegliere con precisione il suo obiettivo, e nemmeno di collocare l' esplosione nello spazio e nel tempo. Secondo la ricostruzione, Unabomber avrebbe infatti abbandonato l' ordigno giù da uno dei tanti ponti che ci sono nei canali affluenti del Livenza, affidando così ai venti e alle correnti la selezione del bersaglio, che potevano essere alcune manifestazioni sportive che si tengono in questo periodo sulle acque del fiume oppure le spiagge di Caorle, affollate nei recenti giorni festivi."
2- Il secondo caso, riguarda 3 fatti siciliani, che ritengo tra di loro collegati, e dall'ultimo intervento di Fosforo che mi ha segnalata la Telcoma, mi si è aperto un mondo, dove sembra aleggiare la stessa oscura presenza...
I- Fallito Attentato dell'Addaura. II- Strage di Capaci. III- Strage di Via D'Amelio.
Vi dico la mia ipotesi a larghe linee, che vorrei in seguito sviluppare:
Come riportato dalla recente inchiesta giornalistica del programma televisivo "Atlantide", l'attentato dell'Addaura, sarebbe stato preceduto, da una scoperta di Falcone, dei famosi collegamenti tra Cosa Nostra ed i servizi deviati. Per cui si crea un urgenza, ed una direttiva precisa ai vertici di Cosa Nostra, di portare avanti l'attentato dell'Addaura in fretta e furia. La mia ipotesi, è che quel primo attentato, fu operativamente organizzato da Cosa Nostra, che fece fiasco, e le motivazioni del fiasco, a mio parere, da quello che ho potuto apprendere, erano dovute al fatto, che quel tipo di ordigno e relativo detonatore, era roba da principianti in confronto ad i due venuti dopo. Se non dico una sciocchezza, anche se la memoria di varie ricostruzioni mi suggerisce questo, fu utilizzato un telecomando per modellini radiocomandati. Gli attentatori, fallirono, e vennero anche visti ed individuati, in quanto probabilmente come riportato sempre dalle varie ricostruzioni, erano su un gommone a poche centinaia di metri. Dopo questa figuraccia, ipotizzo sia stato mandato il numero 1. Big Joe, e qui si aprono i nuovi scenari dell' ombra americana, della testimonianza sullo strano soggetto italoamericano con le caratteristiche arcinote, che venne a fare scuola allo stato maggiore stragista corleonese, e della telefonata dal residence del Minnesota. E lo sapete perchè? Perchè ho scoperto che il sistema usato successivamente, era roba di altro livello.
www.misteriditalia.it/lamafia/cosa-...imeindagini.pdf
"Le ricerche esperite successivamente dal suo ufficio portarono all’individuazione del fabbricante, la “Telcoma System” di Treviso, che venne successivamente contattata; un ingegnere responsabile della produzione riconobbe la scheda come proveniente da uno degli apparati riceventi prodotti dalla “Telcoma” e collaborò poi per l’identificazione dell’apparecchio cui la scheda era appartenuta. Infatti, sulla scheda l’ingegnere individuò un componente che era stato impiegato nella produzione fino ad una certa data, così isolando un periodo di tempo entro il quale l’apparecchio era stato prodotto. L’ingegnere riferì che l’apparecchio in questione era stato prodotto in circa quattrocento esemplari ma non poté dare indicazioni utili per risalire all’acquirente. In quella stessa occasione la Polizia Scientifica provvide all’acquisto di un apparato trasmittente e ricevente analogo a quello cui era appartenuta la scheda, per poi effettuare i necessari studi comparativi. Il teste ha proseguito riferendo che nel setacciamento del teatro dell’esplosione venne anche individuato un pezzo di lamiera con un cavo coassiale inserito. I successivi accertamenti compiuti permisero di appurare che la lamiera apparteneva alla scocca della “126” esplosa e che, secondo i tecnici della “Telcoma”, il cavetto non faceva parte della dotazione originale dell’apparecchio, ma ben poteva fungere da antenna per l’apparato ricevente. Invece, l’antenna originale in dotazione all’apparecchio ricevente era abbastanza voluminosa e, considerando che necessariamente avrebbe dovuto essere posizionata all’esterno dell’autovettura, la sua presenza avrebbe dato nell’occhio. Nella medesima udienza ha deposto come teste l’Isp. Luigi LIZZOTTI, all’epoca dei fatti in servizio alla Polizia Scientifica di Roma. Ha riferito di avere partecipato alle indagini tecniche sui frammenti di schede elettroniche prodotte dalla “Telcoma”, anche recandosi presso lo stabilimento di quest’ultima, a San Biagio di Callalta in provincia di Treviso. La scheda in esame faceva parte di un apparecchio ricevitore che, abbinato ad analogo apparecchio trasmettitore, consente l’instaurazione di un ponte radio anche della distanza di venti chilometri, data la notevole potenza del sistema. Tali apparecchi, da quel che è stato appurato contattando i tecnici della “Telcoma”, vengono normalmente impiegati per usi industriali quali comando a distanza di apparati elettrici come pompe sommerse, sistemi di allarme, gru; trattandosi di sistemi piuttosto sofisticati e ad alta affidabilità, il loro costo è piuttosto alto, nell’ordine dei due milioni di lire per ogni coppia di apparecchi trasmittente-ricevente. La particolare affidabilità del sistema è data dalla possibilità di stabilire preventivamente un codice – scelto tra 1024 combinazioni differenti – impostandolo sia nell’apparecchio trasmittente che in quello ricevente, in modo tale che quest’ultimo si attivi unicamente con l’invio del segnale codificato dall’apparecchio trasmittente, così escludendo la possibilità di interferenze; nell’impiego industriale tali caratteristiche consentono il funzionamento di un apparato trasmittente con diverse riceventi, attivate con l’invio dei rispettivi codici prefissati. Nelle condizioni di impiego presenti in via D’Amelio e per gli scopi avuti di mira dagli attentatori, tali caratteristiche invece tornavano utili per escludere del tutto l’incidenza di interferenze radio eventualmente presenti nell’ambiente, evitando così il rischio di un’attivazione indesiderata del sistema e dunque un innesco involontario dell’ordigno. Nella medesima udienza è stato escusso l’ing. Tommaso BOVE, all’epoca dei fatti in servizio presso il Gabinetto di Polizia Scientifica di Palermo. Il teste ha descritto le caratteristiche tecniche del sistema trasmittente-ricevente cui era appartenuta la scheda in questione negli stessi termini già riferiti dal teste LIZZOTTI. Ha aggiunto che il ponte radio fra l’apparecchio trasmittente e quello ricevente viene instaurato alla frequenza di 445,025 megahertz e che l’apparecchio ricevente ha una tensione di alimentazione di 12 Volt, che può venire fornita anche dalla batteria di un’autovettura. Attraverso gli accertamenti esperiti presso il fabbricante era stata appurata, in linea di massima, l’epoca di produzione dell’apparato utilizzato dagli attentatori in via D’Amelio. Schede del tipo di quelle rinvenuta sul teatro dell’esplosione erano state prodotte dalla “Telcoma” fino agli inizi del 1990: da ciò si è dedotto che l’epoca di produzione è anteriore a tale data. Inoltre, uno dei componenti elettronici presenti sulla scheda rinvenuta in via D’Amelio presentava la sigla “88-21”, la quale indicava l’epoca di produzione, ossia, la ventunesima settimana dell’anno 1988. Quest’ultima data, pertanto, costituisce un altro prezioso punto di riferimento, non potendo l’epoca di produzione della scheda essere anteriore a quella di uno dei suoi componenti; peraltro, si deve tenere conto che, tra la data di fabbricazione – avvenuta in Giappone - di quel componente e quella del suo impiego da parte della “Telcoma” nella confezione della scheda dell’apparecchio in questione, era trascorso sicuramente un discreto lasso di tempo. Pertanto, ha proseguito il teste, è assai verosimile che l’apparato utilizzato in via D’Amelio fosse stato commercializzato dalla “Telcoma” intorno al 1989-1990. La commercializzazione di tali apparati da parte della “Telcoma”, salvo sporadiche vendite a privati, viene fatta attraverso rivenditori specializzati; il teste ha spiegato che non era stato possibile accertare l’epoca di vendita degli apparecchi agli acquirenti finali. Nell’udienza dell’11.4.199537 il teste Gianni Giulio VADALA’ – direttore tecnico principale chimico del Servizio di Polizia Scientifica – ha riferito di avere partecipato anch’egli agli accertamenti compiuti presso la “Telcoma System” sulla scheda trovata in via D’Amelio; rispetto a quanto riferito dai testi le cui dichiarazioni sono state già riferite, il VADALA’ ha aggiunto che l’ingegnere che aveva progettato il sistema di apparecchi per ponti radio cui la scheda era appartenuta escluse che alla scheda in questione fossero state apportate modifiche. Nell’udienza del 14.4.1999 il teste VADALA’ ha riferito di avere ricevuto dal Procuratore della Repubblica di Caltanissetta il 23.4.1996 l’incarico di esaminare, descrivere e compiere i necessari accertamenti su una coppia di telecomandi “Telcoma” rinvenuti il 26.2.1996 in Contrada Giambascio, presso San Giuseppe Jato. Il teste ha poi sintetizzato la natura degli accertamenti compiuti, anche commentando le foto allegate alla relazione che gli sono state esibite durante l’esame. Nell’udienza del 22.4.1999 è stato escusso il teste Salvatore LA BARBERA, commissario capo della Polizia di Stato. Ha riferito in ordine alle caratteristiche tecniche del telecomando “Telcoma” rinvenuto in contrada Giambascio di San Giuseppe Jato, nel covo di Giovanni BRUSCA. Trattasi di due apparecchi - rispettivamente, trasmittente e ricevente – collegati da ponte radio e idonei all’uso industriale, per il governo a distanza di meccanismi di vario tipo, con alta affidabilità di impiego. Ha poi descritto partitamente le modalità di funzionamento del sistema"
Qualcuno, che definirei un artista, nel creare, ha fatto, scuola, e gli ha insegnato ad usare questi apparecchi di uso professionale più precisamente industriali, all'interno dello schema di un suo progetto. Vantaggi? Molteplici, leggendo l'estratto, dalla maggiore portata, alla criptazione del segnale, all'invio multiplo. Un apparecchio da due milioni di lire dell'epoca, contro qualche centinaio della soluzione precedente. Come potete leggere, poco dopo questi due fatti, Brusca viene beccato con due modelli successivi. Ha imparato, dopo il fallito attentato, perchè qualcuno lo ha istruito. E lo ha fatto una mente raffinata. Direi la numero uno in questo campo.
Anche perchè in tutta franchezza, ho difficoltà a credere in un evoluzione creativa tale che ha portato all'elaborazione di una soluzione di questo tipo in così poco tempo per i soggetti in questione. Come Fosforo mi ha fatto notare, la Telcoma ha avuto sede a Fagarè della Battaglia, dove è avvenuto uno degli attentati di Una Bomber: un pennarello abbandonato in riva al fiume...
www.repubblica.it/online/cronaca/nutelladue/sfida/sfida.html https://it.wikipedia.org/wiki/Fagarè_della_Battaglia citazione dall'estratto precedente - dalla “Telcoma”, anche recandosi presso lo stabilimento di quest’ultima, a San Biagio di Callalta in provincia di Treviso.- Fagarè della battaglia è infatti una porzione di San Biagio di Callalta.
Edited by JimMorrison84 - 20/6/2020, 03:47
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